“Una vergogna, un poeta che andrebbe studiato al liceo. E sui media si parla dei rapper, dei Maneskin, o Maneskot, non della vera cultura italiana”: ha tuonato così duramente il maestro alla Fondazione Prada, che ieri ha presenziato alla presentazione della Muti Italian Opera Academy, a Milano. La casa di Lorenzo Da Ponte in realtà è in vendita da anni, ma Muti non ne può più della piega che sta prendendo il mondo. Lo stesso, che non conosce il librettista del mitico Mozart. “La gente non sa neanche chi sia”. La polemica fa rumore da Vittorio Veneto, nella cui zona si sta facendo un lavoro per valorizzare gli itinerari di Da Ponte: solo due settimane fa è stata inaugurata una targa sulla facciata dell’ultima casa in città. Dopo la sfuriata, è arrivato l’invito dell’assessore alla Cultura, Antonella Uliana: “Invito Riccardo Muti a Vittorio Veneto, grazie alla sua sensibilità e a questa sollecitazione potremo magari far nascere qualcosa di positivo”. L’attacco arriva qualche ora prima di quello di Gué Pequeno: “Non vendono dischi”.

L’attacco completo:

“La cultura sta attraversando un periodo ancora più drammatico verso il basso, eppure abbiamo un passato che nessuno al mondo ha. Ma si bruciano i rapporti con la cultura del passato. Penso al destino della casa a Vittorio Veneto di Lorenzo Da Ponte, librettista del trittico di opere italiane di Mozart, uno scrittore e poeta che dovrebbe essere studiato al liceo. E non parliamo del destino della casa di Paisiello a Taranto o di Villa Verdi a Sant’Agata. Mentre i media scrivono dei rapper, dei Maneskin o Maneskot…”.

L’intervista al maestro

“Tempo fa, visitando l’università dell’Indiana, ammirai le sale della musica con pianoforti, tv, tappeti. Io ho studiato a Napoli, al San Pietro a Majella. Un convento del Seicento. Nella mia aula c’erano una lampadina dal soffitto, un pianoforte a mezza coda e una decina di sedie di paglia. Ma in quelle stanze erano passati Cimarosa, Paisiello, Mercadante e anche Bellini, l’autore della Norma, l’opera che sarà al centro della mia accademia”.

Dal 19 al 29 novembre il maestro sarà a Milano alla Fondazione Prada con la sua Orchestra Giovanile Cherubini. “Girando il mondo mi sono reso conto di quanto l’opera italiana soffra rispetto ad autori come Wagner o Mozart. Si parlava di tradizione a fronte di tagli, invenzioni, aggiustamenti improponibili, ad esempio, in autori di matrice tedesca. E non potevo sopportarlo”. Così, spiegando l’iniziativa con Miuccia Prada e suo marito Patrizio Bertelli. Muti analizza l’opera fino a un concerto: “Ho scelto questo titolo belliniano – “Casta Diva” (ndr) – perché voglio porre l’attenzione sul mondo belcantistico. Questa è un’opera estremamente difficile che richiede grande attenzione al fraseggio e al tessuto orchestrale. Bellini è un aristocratico della melodia, affascinò Wagner, serve purezza e nobiltà di esecuzione. Bisogna fare musica insieme, l’orchestra, i cantanti e, nel caso di una messa in scena, il regista”.

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