A quasi quattro mesi dalla tragedia, sono stati recuperati i resti del sommergibile Titan, affondato nell’Oceano Atlantico lo scorso 18 giugno. Lo stesso Oceano scenario di un’altra tragedia, stavolta fortunatamente sventata, riguardante il sottomarino Vanguard della Royal Navy, in discesa incontrollata. Secondo quanto riferisce il servizio stampa del dipartimento, le operazioni della Guardia Costiera sarebbero culminate con il recupero anche di sospetti resti umani: “Gli ingegneri della sicurezza della Commissione investigativa sugli incidenti marittimi della Guardia Costiera degli Stati Uniti hanno individuato e rimosso i rimanenti relitti del Titan e le prove dal fondo dell’Oceano Atlantico settentrionale”.

Sempre attraverso una nota, la Guardia Costiera fa sapere che gli esperti hanno inviato i frammenti del sommergibile al porto per “la catalogazione e l’analisi”. Verranno analizzati anche i sospetti resti umani recuperati dai rottami del Titan. Aggiunge, inoltre, che avverrà una conferenza stampa dove sarà spiegata nel dettaglio la dinamica dell’incidente e cosa ha determinato il malfunzionamento del sommergibile. L’indagine sarà indispensabile per evitare che in futuro si ripetano simili tragedie.

A onor del vero, già quando la tragedia era appena accaduta e si era attivata la macchina per le ricerche, durante la prima spedizione ad una profondità di circa 3.800 metri, erano stati recuperati i primi resti umani. Erano i giorni in cui ancora si ventilava la possibilità che le vittime potessero essere ancora vive, probabilmente dispersi nel fondale dell’Oceano e con ossigeno limitato. Una tragedia che ha fatto tanto rumore, in particolar modo per la morte del Ceo della OceanGate, Stockton Rush, in spedizione insieme ai passeggeri che avevano pagato una cifra che va dai 150mila ai 250mila dollari per esplorare il relitto del Titanic, che si trova a quasi 4 chilometri di profondità.

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