“Così Tamara Pisnoli tentò di estorcermi 200mila euro. Mi disse o mi dai soldi o ti faccio ammazzare”: a “I Fatti Vostri”, intervistato da Salvo Sottile, parla Antonello Ieffi, l’imprenditore sequestrato, riempito di botte e condannato a morte dalla ex moglie dell’ex calciatore della Roma, Daniele De Rossi. “Mi fece portare a casa sua da due scagnozzi e mi fece massacrare di pugni e calci. Disse a due uomini di farmi fare un bonifico e poi uccidermi. Mi sono salvato perché mi finsi morto”.

Tamara Pisnoli: l’intervista di Salvo Sottile ad Antonello Ieffi

D: Cosa ti disse esattamente?

“Sai quanto ci metto a farti ammazzare pagando 10mila euro ad un albanese?”.

Domanda: Perché lei che cosa voleva esattamente?

“Lei era molto arrabbiata con Manuel. Quindi lei voleva rientrare dei soldi che probabilmente gli aveva fatto perdere. Non so, parlava di essere stata truffata. Non da noi, non da me, assolutamente. E quindi era molto arrabbiata per questa somma e rivoleva 150mila euro rispetto a quanto versato per i terreni, cioè 67-70mila euro. Dava quindici giorni di tempo per ridarli”.

D: Quindi voleva il doppio della cifra per rientrare di quel danno. A un certo punto tu sei stato convocato di nuovo e, nonostante la preoccupazione, sei tornato da lei.

“Io fui rassicurato. Dopo la prima volta non volevo incontrarli. Tendevo a non tornare e a non sentirli più. Ma mi dissero che andando all’appuntamento avremmo chiarito soltanto gli ultimi aspetti di questa vicenda. Io dissi: ‘Ci sono i legali, parliamone tramite avvocati’. Invece lei volle questo appuntamento, mi chiamò Francesco Milano e mi rassicurò che era soltanto un incontro, diciamo così, ‘chiarificatorio’. Io dissi: ‘Deve essere qualcosa di tranquillo altrimenti non vengo’. Avevo già l’intuito che poteva essere pericoloso, ma andai. Quando arrivai al bar dove ci saremmo dovuti incontrare, invece trovo due persone che mi prendono, mi obbligano a salire in macchina e arrivo a casa sua. A casa di Tamara”.

Tamara Pisnoli, ex moglie di Daniele De Rossi e il pestaggio all’imprenditore: “Non faccio in tempo a chiedermi dove mi trovassi che mi hanno assalito”.

D: Dove ti portano esattamente?

“Lei ha una casa a due livelli. Mi ricordo che saliamo all’ultimo piano dove lei ha un terrazzo adiacente anche alla camera da letto. E quando arrivo là c’era appunto lei, Francesco Milano e Camilletti, e le persone che mi hanno accompagnato”.

D: Che è successo a quel punto? Cosa ti ha detto?

“Io non faccio in tempo neanche a entrare e a dire la frase: ‘Per quale motivo sono qua?”, che mi trattengono e iniziano a pestarmi di pugni da tutte le parti e, di fronte a me, si alza Camilletti, apre un coltello a serramanico e mi viene incontro. E in quel momento mi vedo proprio perso. Ero già scosso dai pugni a terra, e sento un dolore fortissimo alla testa. Un calore fortissimo addosso. Mi metto le mani lì e vedo che sono sporchissime di sangue. Quindi stavo perdendo sangue dalla testa, scena che ancora mi ricordo. Mi ricordo di essere in ginocchio con le mani piene di sangue. Rimango in questa posizione, scioccato”.

Antonello Ieffi: “Tamara guardava ma non diceva nulla”

D: Antonello, ti sei visto perso ma hai già provato a scappare?

“Era impossibile scappare ma non avrei avuto neanche il tempo. Intanto non mi aspettavo che fosse un’aggressione di quel tipo. Provare a scappare era impossibile, è stato questione di secondi, di attimi. Ero stato riempito di pugni, poi l’accoltellamento…”.

D: E in tutto questo, Tamara?

“Lei era lì che guardava la scena e non diceva niente. Assisteva alla scena, al pestaggio”.

D: Eri ferito, sanguinante e intontito dalle botte. Qualcuno ti ha soccorso o sei rimasto lì?

“No, sono rimasto lì per terra. Poi diede l’ordine di darmi dei vestiti, di farmi cambiare gli abiti sporchi di sangue. Quindi mi sono dovuto rivestire ed è lì che mi hanno tolto il Rolex e i soldi in tasca. Mi dicono di andare in un posto per fargli il pagamento di 200mila euro – a questo punto – e poi mi avrebbero ammazzato”.

Estorsione Tamara Pisnoli, l’imprenditore massacrato di botte: “Dovevo pagare 200mila euro, poi mi avrebbero ammazzato”.

D: Quindi prima dovevi fare il bonifico, poi saresti stato ucciso?

“Era questo lo scopo. Di non lasciarmi andare più via”.

D: Poi cosa è successo. Qualcuno di questi signori si è preso paura dal momento in cui ti hanno caricato in macchina?

“Io mi ricordo che gli stessi due mi stavano portando in macchina verso questo posto che non conoscevo. L’unico modo che ho avuto in quel momento per provare a salvarmi, perdendo ancora sangue, era quello di fingermi morto. Mi sono finto morto”.

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