Il saluto di Salvo Sottile a Maurizio Costanzo, morto oggi a 84 anni a Roma.
La sua qualità più grande era l’ironia. Ogni volta che andavo a trovarlo, anche di recente, era capace di sorprendermi con una battuta o una freddura. Amava ridere e amava divertirsi. Agli ospiti a cui teneva, Maurizio Costanzo regalava sempre una tartarughina in ceramica. Era il suo portafortuna. Le ho tutte e le conservo gelosamente.
Ho conosciuto Maurizio trenta anni fa, quando ero un giovane cronista. Andai a vederlo al Teatro Parioli, al “Costanzo Show”. Erano i primi anni in cui in tv mi occupavo di mafia. Mi riconobbe dal palco e mi chiamò dietro le quinte. E mi disse: “Noi due prima o poi lavoreremo insieme”. Avevo vent’anni. A distanza di tanti anni ci siamo riusciti. Nel 2015 ebbi la fortuna di condurre “Domenica In”, che lui firmò per la Rai. Mi sono divertito, ho imparato tanto. Mi ha insegnato cos’è la tv popolare. Quella che continuo a fare oggi. Mi ha insegnato che anche un giornalista, con ironia, con eleganza, può restare fedele a sé stesso e al mestiere senza per forza prendersi sempre troppo sul serio.
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Maurizio Costanzo morto a Roma a 84 anni, il saluto di Salvo Sottile: “Non si voleva arrendere né agli anni, né al tempo che passava. Il suo vero nemico era la noia”
Mi ha insegnato a essere rigoroso, ma anche leggero. Ho imparato a conoscere Maurizio, ad ammirare la persona al di là del personaggio. La sua passione era il lavoro. La tv era la sua casa, la sua vita. Continuava a divertirsi. E quando non aveva un programma da dirigere, scriveva. Vedeva gente, si inventava altri progetti. Non si voleva arrendere né agli anni, né al tempo che passava. Il suo vero nemico era la noia.
Negli anni, quando lo sono andato a trovare, mi ha dato sempre buoni consigli. Forse la lezione più grande che mi ha dato è che questo mestiere è fatto di sacrifici, certo, olio di gomito, ma anche di curiosità. La sua era immensa e la considerava giustamente un ingrediente fondamentale per creare empatia col pubblico. Lui ne aveva tantissima.
Ricorderò sempre i gatti all’ingresso del suo studio, la scrivania piena di libri, i sei televisori accesi davanti a lui su tutti i programmi. Perché lui guardava tutto, sapeva tutto. Da quando facevo “I Fatti Vostri”, ogni tanto mi chiamava e mi riprendeva se Paolo Fox metteva il suo segno zodiacale, la vergine, in fondo alla classifica. Spesso era un pretesto per sentirci e per parlare di mille altre cose. Mi mancherai Maurizio, fai buon viaggio e sappi che ti ho voluto molto bene.
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