La comunità è ancora sotto choc: organizzata una fiaccolata in memoria delle vittime, mentre si cercano risposte e giustizia

Crollo a Scampia, la testimonianza dell’infermiera. «Mai in cinque anni di pronto soccorso mi sono sentita più persa, più inerme, più vuota, era tutto così surreale…». Queste le parole di un’infermiera del Santobono di Napoli, che ha raccontato i momenti drammatici vissuti nel soccorrere Mya, Patrizia e le altre cinque bambine ferite nel crollo di un ballatoio della Vela Celeste a Scampia. La testimonianza è stata pubblicata sul profilo Facebook di “Nessuno tocchi Ippocrate”.

Il quartiere è sceso in strada per ricordare le vittime del crollo, Roberto Abbruzzo, Margherita Della Ragione e Patrizia Della Ragione, e per chiedere giustizia per i feriti. Le indagini continuano per chiarire le cause della tragedia.

La testimonianza dell’infermiera descrive il caos della tarda serata di lunedì 22 luglio: «“Codice rosso, codice rosso, è caduto un ballatoio della Vela Celeste, stanno arrivando tanti bambini” urlano i due uomini che portavano le bambine, io e Federica le guardiamo in volto, sporche di terra e calcinacci, lacrime e sangue, la paura negli occhi. Suoniamo il pulsante di emergenza senza conoscere la gravità della situazione, le portiamo nella stanza dei codici rossi, corrono tutti i miei colleghi, medici e infermieri, come una mandria ci siamo riversati tutti sulle piccole, parametri, accesso venoso, farmaci, ossigeno, sangue».

Crollo a Scampia, la testimonianza dell’infermiera: “Mai vista una cosa del genere”

L’infermiera racconta il momento in cui ha parlato con uno dei soccorritori: «Mi giro verso uno dei due uomini che avevano portato le bambine. “Papà, vieni con me, dimmi come si chiamano così le registriamo”. Il mio sangue si è gelato quando mi ha risposto: “Io non sono il padre, non so nemmeno chi sono, le abbiamo prese da sotto le macerie, ce ne stanno altri, non so nemmeno se i genitori sono vivi”».

Descrive poi la concitazione del soccorso: «Corro fuori, un signore mi aiuta a tirare fuori M., il suo femore era totalmente staccato dal bacino, un frammento era quasi esposto, la portiamo insieme all’interno. “Prendete una barella”, la appoggio sopra e nemmeno il tempo di girarmi eccole arrivare tutte, una dietro l’altra, sette bambine terrorizzate, sporche, bagnate, insanguinate. Mai in cinque anni di pronto soccorso mi sono sentita più persa, più inerme, più vuota, era tutto così surreale.»

Il racconto si conclude con il ricordo di una delle bambine ferite: «Mi ricordo gli occhi di Nunzia – dice Federica -, che mi ha stretto la mano e mi ha detto: ‘Non ti preoccupare, io sto bene, dove sta mia sorella?’. “Nunzia amore mio, – ammette l’infermiera – tu mi hai trafitto il cuore. Mi ricordo le lacrime sul volto dei miei colleghi, la notte passata ad aggiornare la pagina delle notizie, le ricerche fatte insieme sulle vele di Scampia e non riesco a togliermi questi pensieri dalla testa”».

Crollo a Scampia, la testimonianza dell’infermiera: “Mai vista una cosa del genere”

La comunità di Scampia ha organizzato una manifestazione per chiedere giustizia e ricordare le vittime. Davanti alla Vela Celeste, si è tenuto un minuto di silenzio seguito da un lungo applauso. Diverse centinaia di persone, con fiaccole in mano, hanno partecipato al corteo partito dall’Università di Scampia, dove molti sfollati hanno trovato rifugio.

Le indagini, condotte dalla Procura di Napoli, mirano a chiarire le responsabilità del crollo, con particolare attenzione alla mancata manutenzione e agli allarmi inascoltati sui rischi strutturali evidenziati nel 2016 nel bando “Restart Scampia”. La Squadra Mobile sta interrogando i testimoni e acquisendo documenti per verificare la correttezza delle procedure di controllo della struttura.

Il Comune di Napoli ha chiarito che il rientro delle prime 70 famiglie nella Vela Celeste sarà valutato solo dopo un’attenta analisi tecnica, attualmente in corso.

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