È una storia incredibile quella di Paolo Serravallo, un triestino residente a Fiumicello, che ha rischiato di pagare a caro prezzo un incontro inatteso con un fulmine. Il fatto risale allo scorso 19 luglio, mentre l’uomo si trovava nel parcheggio di un locale a Castions di Strada. Mentre osservava l’arrivo di una perturbazione in lontananza, il temporale si è abbattuto su di lui in modo inaspettato.
“Non mi trovavo nel pieno di un temporale, mi trovavo fuori dal locale e avevo letto che era previsto un temporale e vedevo la perturbazione in lontananza, verso Lignano” ha raccontato l’uomo.
“Ho preso il cellulare in mano e ho visto che erano le 21:40. Mi sono detto, ecco, il temporale sta arrivando, e poco dopo averlo pensato ho sentito un rumore fortissimo, come fosse appena caduta una bomba. In una frazione di secondo mi sono accorto che mi bruciava il pettorale sinistro e il braccio, ho guardato la mia mano e ho visto una ferita, e così anche sul pettorale, dove sentivo una contrazione fortissima e dolorosa.”
Fortunatamente, Paolo non era solo in quel momento. Le due amiche con cui era uscito hanno assistito a una scena da brivido: il fulmine ha colpito sia Paolo che un albero nelle vicinanze, lasciandolo scortecciato.
“Durante lo scoppio ho sentito come un pugno sul petto, e la sensazione era che il cuore si fosse fermato il cuore, per poi ricominciare a battere. I medici mi hanno detto che è normale, quando si riceve una scarica elettrica così forte il cuore può fermarsi e poi, come se avesse una sorta di pacemaker naturale, può riprendere a battere senza grossi danni. Nel frattempo la gente, spaventata dal rumore, usciva dal locale ma nessuno, tranne io e le mie amiche, si era accorto di ciò che era successo.”
A quel punto Paolo decide di andare da solo in ospedale a Monfalcone per farsi assistere: “Mi hanno subito dato il codice rosso e mi hanno monitorato per 12 ore per capire se c’erano aritmie, lesioni interne o versamenti di sangue. Stranamente non ho preso paura, ero calmissimo e respiravo lentamente, ma la pressione arteriosa era a 190 a causa della scarica elettrica. Il giorno dopo, verso le 13, mi avevano già dimesso. Dovrò prendere dei farmaci e, per diverso tempo, avrò problemi alle strutture molli del braccio, ma nel complesso mi sento bene, anche se ho ancora la sensazione dell’adrenalina nel sangue che, pian piano, si sta acquietando“.
Tutto bene quel che finisce bene, insomma: lo stesso Paolo ricorda la disavventura con grande ironia, definendola “elettrizzante“.