A 48 ore di distanza, Lippi si dissocia dalle sue parole e punta il dito contro il giornalista che lo ha intervistato: tra le altre cose, aveva definito “farabutto” Fabio Fazio
Non avrebbe detto “farabutto” a Fabio Fazio: è proprio il caso di dire che Claudio Lippi si stia difendendo… da sé stesso. “Ho subito un attacco alla mia privacy”, racconta a posteriori due giorni dopo quell’intervista rilasciata a Montecitorio. Sarebbe stato intercettato a bruciapelo sarebbero state estrapolate dichiarazioni che non appartengono alla sua persone e al proprio modo di essere. Quanto accaduto è “una grave lesione della mia immagine: sto valutando con il mio ufficio stampa e con i miei legali come contrattaccare”.
Dunque, nessuna appartenenza alle dichiarazioni diffuse dall’Agenzia Dire e personalmente da Antonio Bravetti, finito nel mirino del conduttore. “Non è mia abitudine reagire al dilagante malcostume di diffondere notizie false ma, in questo caso, ho il dovere di manifestare il mio dissenso nei confronti di Antonio Bravetti dell’Agenzia Dire che ha invaso la mia provaci durante una mia visita a Montecitorio con il quale ho scambiato due parole senza che si fosse nemmeno presentato”. Prende le distanze e manda avanti i legali “per intraprendere iniziative a salvaguardia del mio nome”.
“Non chiedo scusa a Fazio però”
Nello sproloquio – eventuale, a questo punto – Lippi aveva anche attaccato la scelta della Rai, avvezza a una presenza piuttosto frequente di “gay e gaie” nelle varie trasmissioni. Neanche qui Lippi riconosce la sua firma nelle dichiarazioni: “Non mi riconosco nelle affermazioni che mi sono state attribuite: non userei la parola farabutto neanche per il mio nemico più acerrimo e difendo con una lotta continua la libertà di scelta sessuale”. E proprio riguardo al “farabutto” al collega: “Non chiedo scusa ai colleghi citati perché non ho detto niente di quello che ho letto. Che brutto esempio di ‘giornalismo’”. Dopo le sue dichiarazioni, la Rai ha preso le distanze.
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