Donatello Matarangolo, foggiano di nascita ma frusinate di adozione. Dal talento innato per la preparazione sportiva di un atleta. Infatti sin dalla tenera età, ha respirato l’aria della bellezza del calcio e dello sport. Sino ad arrivare alla piena consapevolezza di voler aprire il cassetto dei propri sogni e prendere in mano la propria vita. Realizzare tutto ciò per il quale ha sempre messo cuore e passione: diventare un preparatore atletico professionista. Parte alla volta di Cassino, in provincia di Frosinone, città a lui molto cara poiché ha conosciuto diverse persone, le quali lo hanno sostenuto sempre e che rappresentano due punti fermi nella sua vita tra cui sua moglie, Rossana. E la prof.ssa Maria Gabriella De Santis con la quale ancora oggi è particolarmente legato. Dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale dove lui ha conseguito la laurea in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattative. Oggi ha realizzato il suo più grande sogno: essere un preparatore atletico di tutto rispetto. Ha avuto modo di conoscere tanti staff e tante squadre delle varie categorie. Dal 2003 al 2020 tra cui: Legnano, Morolo, Gaeta 1931, Aversa Norm., Grosseto, Latina, Ternana, Virtus Entella, Perugia, Livorno e Pescara. Ma per lui, ancora manca un altro grande tassello importante. Arrivare in serie A. Donatello si definisce un “visionario” dal cuore umile. E’ molto ambizioso, passionale e determinato. Con la voglia costante di confrontarsi con gli altri per poter crescere sempre di più professionalmente.
In famiglia siete tutti sportivi. Tra te, tuo fratello, tua sorella. Ma come nasce la tua passione per lo sport e soprattutto per il calcio?
Stando al sud, il calcio è sempre stato pane quotidiano. È sempre stato la vita. Sono stato fortunato perché mio fratello, per 15/16 anni, è stato un calciatore professionista. Proprio lui mi ha trasmesso la passione per il calcio. Amavo vedere le partite però ho sempre avuto il forte desiderio di voler diventare un preparatore atletico professionista.

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Qual è l’ingrediente principale per essere un buon preparatore atletico?
Parto sempre dal presupposto che se si ha l’intenzione di iniziare una cosa, o si dà il massimo o si lascia perdere sin dall’inizio. Personalmente, metto il cuore, la passione, l’ambizione nel mio lavoro, nell’interpretazione del ruolo e del metodo di allenamento. Sono consapevole che se sono arrivato in serie B, posso tranquillamente andare in serie A. Basta solamente avere un’opportunità per mettermi alla prova nei grandi palcoscenici.
Hai studiato presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Cosa ti ha lasciato in particolar modo?
Ho sempre studiato. L’università mi ha regalato tanto. Infatti quando mi sono iscritto all’Università di Cassino, mi hanno insegnato tanto: in special modo il metodo per affrontare al meglio il mio lavoro.
Sei un preparatore sportivo affermato e hai un curriculum di tutto rispetto. C’è un’esperienza in particolare che porti nel cuore?
Si, tutte le esperienze mi hanno lasciato qualcosa nel cuore. Ho avuto la fortuna di girare tanto. Ho conosciuto tanti staff, tante società e altrettante persone. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa per migliorare sempre di più. Mi è piaciuto intraprendere e sviluppare diversi percorsi. Perché accumulando più esperienza, si migliora e ci si mette continuamente alla prova. E proprio nei momenti di difficoltà, bisogna attuare il proprio problem solving. Ma porto nel cuore due miei rammarichi più grandi: il primo è la sconfitta della finale ai play off con il Latina, dopo una grande cavalcata. Perché se avessi vinto, sarei arrivato in serie A. Mi sento all’altezza di poter allenare in serie A. Devo avere solamente l’opportunità. Il secondo rammarico, invece: sono i play off a Perugia calcio andati male.
Sei molto ambizioso…
Si, sono molto ambizioso e sono un “visionario”. Poi sono altrettanto curioso. E la curiosità rende forti. A me piace studiare. Ho una mia visione: ognuno di noi deve inseguire il proprio obiettivo. Se vuoi diventare qualcuno, devi pensare in grande e non rimanere nella zona comfort. Amo sempre confrontarmi con i più forti e mettere alla prova me stesso. Ancora oggi sono legato a persone conosciute 10 anni fa. Sono una persona passionale. Alle persone piace trovare qualcuno che sappia trasmettere qualcosa con il cuore e con la passione. Poi vengo da Foggia, per arrivare fin qui, bisogna avere una grande forza di volontà.
Nel tuo caso anche il talento…
Beh, si! Per arrivare al successo bisogna prima vivere un fallimento. Per emergere non è semplice.
Possiamo dire: “Ogni impedimento è un giovamento”?
Assolutamente!
Che metodo hai studiato?
Studio in continuazione. Soprattutto la metodologia spagnola. Però in questi ultimi anni, ho attuato il Metodo contestualizzato al Modello di gioco che va incontro alle esigenze dell’allenatore. Il preparatore atletico è una figura determinante in una squadra e in uno staff. Allenare è un’arte. E mi sta portando grandissimi risultati. Spero di continuare così. Mi ritengo una persona determinata. Sono molto determinato, non perdo mai di vista l’obiettivo. Bisogna crederci sempre, perché tutto, prima o poi, si realizza.
Se non fosse stato così, non saresti arrivato fin qui, no?
Giusto!
In un’intervista rilasciata qualche anno fa, hai affermato che la preparazione vuol dire insegnare il significato di una gara, la resilienza e la sofferenza. Fare il calciatore o il preparatore atletico non è facile come si può immaginare. Quando hai iniziato questo percorso, come sei riuscito a gestire le varie emozioni e stress davanti a questo tipo di situazioni?
È una questione di mentalità. Personalmente sono figlio del sacrificio. Ai giocatori ho trasmesso questa forma mentis. Sono anche un motivatore.
Il sacrificio, però, oggi, è considerato come un nemico.
Si. I miei ragazzi li abituo sempre alla disciplina. A rispettare le regole.
A te, invece, chi ti ha aiutato di più o cosa?
Mi ha aiutato tanto la fede. Prego sempre e frequento sempre la chiesa. Poi mia moglie Rossana, una persona spettacolare. Sostenendomi in ogni momento del mio percorso. E la professoressa Maria Gabriella De Santis, dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Mi ha aiutato sempre. Soprattutto nei momenti più difficili. Ancora oggi le chiedo consigli. Cassino mi ha regalato due persone eccezionali: loro due.
Hai scritto diversi libri e articoli. Tra cui uno intitolato “Importanza della relazione educativa nella dimensione giovanile del gioco del calcio”. Quanto è importante per i giovani praticare sport, sia per il proprio benessere e sia per imparare a stare in società?
Lo sport dà regole che porti dietro per tutta la vita. Oltre l’educazione. Bisogna rispettare gli orari, l’allenatore, l’amico. Bisogna saper vincere ma soprattutto saper perdere.
Progetti futuri?
Arrivare in serie A nel più breve tempo possibile! Raggiungere tutti i miei traguardi!