Una messinscena ad opera d’arte. Difficile, durante la visione del docufilm esclusiva di Netflix, ipotizzare, almeno dopo i primi sviluppi, una truffa ai danni delle malcapitate vittime. Data la “pulita” arte recitativa accompagnata da immagini di lusso, mezzi di estremo valore e cene dispendiose ovviamente sotto gli occhi di tutti. Il truffatore di Tinder è un docufilm basato su una storia vera.
The Tinder Swindler, uscito in Italia con il nome “Il truffatore di Tinder”, ha presto conquistato le vette della top 10 della piattaforma di streaming incuriosendo molti spettatori. Vette che sono durate poco almeno sulla top 10 italiana. Tuttavia la storia è reale e davvero interessante e ci aiuta a comprendere meglio l’importanza di saper utilizzare i social network. Una maggiore prudenza nell’utilizzo dei media e di internet in generale, vi verrà spontanea dopo essere venuti a conoscenza di questa incredibile messinscena. Qui però entrano in gioco specialmente le app di incontri come quella in questione, Tinder.
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La vera storia del truffatore di Tinder: Shimon Hayut; dalla galera alla libertà
La storia tratta il dramma di tre donne che sono anche la voce narrante per spiegarci nel dettaglio tutti gli sviluppi di una vicenda internazionale. Shimon Hayut è il vero nome del truffatore di origini israeliane. Nome che cambierà, come ovvio che sia per personaggi di questo tipo, e lo farà più volte.
Il truffatore si spaccia per un principe di diamanti e dopo aver iniziato una relazione con le malcapitate attraverso la nota app di incontri, Shimon era solito inventare storie da scenari hollywoodiani. Situazioni al limite della follia fatti di inseguimenti improbabili e ricerca all’uomo da parte dei suoi “nemici storici”. Queste erano le “trappole” che Shimon utilizzava per convincere le sue vittime a “prestargli” denaro dopo i suoi improvvisi “blocchi” sui conti personali. Soldi che riceveva favorito dall’aver costruito l’immagine di sé da persona ricca, quindi in una posizione all’altezza di poterne permettere la restituzione promessa.
Non c’è solo questo. Shimon inventerà storie incredibili e ogni volta che le vittime arrivano a porsi dei dubbi sulla sua credibilità, tira sempre fuori il colpo di genio. Come fa? Semplice, risarcendo le stesse con interessi. Schema utile per rinforzare il concetto di fiducia e anche gratitudine delle donne verso l’uomo che ovviamente proseguirà con le sue strampalate disavventure “vendute” in maniera credibile. Situazioni al limite che condurranno le vittime a ricominciare l’iter di sostegno economico. Ma dopo il primo risarcimento stavolta un nuovo “prestito” non porterà più a nulla di buono.
Shimon Hayut ha accettato di partecipare alle riprese, circostanza che secondo lo stesso lo scagionerebbe “se fossi stato davvero colpevole lo avrei fatto?”, come ha scritto sul proprio profilo Instagram poi chiuso subito dopo.
Ha 31 anni ed è nato a Bnei Brak, a est di Tel Aviv. Già nel 2011 fu protagonista di frodi che lo costrinsero ad abbandonare lo Stato natale per scegliere la Finlandia. Sarà da lì che inizierà la rete di truffe che si sviluppano nel docufilm di Netflix.
Nel 2019 è stato arrestato in Grecia ed estradato in Israele dove però ha scontato un terzo dei 15 mesi di reclusione previsti dalla condanna grazie alla buona condotta. Attualmente è a piede libero.
Il truffatore di Tinder è disponibile su Netflix.