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Lotito e il singolare incontro con l’ultrà Piscitelli: “Io sono Diabolik”. E lui: “Buonasera, ispettore Ginko”

Lotito e il singolare incontro con l'ultrà Piscitelli: "Io sono Diabolik". E lui: "Buonasera, ispettore Ginko"

Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, racconta il primo e singolare incontro con il defunto Fabrizio Piscitelli, storico e memorabile leader degli “irriducibili” in Curva Nord

In un periodo piuttosto caldo per il calcio italiano, in cui sono emersi rapporti di diverso genere tra i club e gli ambienti più estremi del tifo, a seguito dell’inchiesta della Procura di Milano cha ha portato all’arresto di 19 figure note delle curve di Inter e Milan, a parlare dello scottante argomento c’è anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, raccontando del primo incontro con il capo ultrà Fabrizio Piscitelli, storico e memorabile leader degli “irriducibili” in Curva Nord, ucciso con un colpo di pistola alla testa nel 2019.

Secondo il resoconto del presidente biancoceleste al Messaggero, Piscitelli si presentò con il suo nome da battaglia, ‘Diabolik’. Lotito, però, gli rispose a tono dicendo di essere l’ispettore ‘Ginko’, storico avversario del fumetto creato dalle sorelle Giussani. Un modo singolare per mettere in chiaro la sua fermezza nel non indietreggiare e cedere davanti alla tifoseria organizzata. Al quotidiano rivela cosa gli sia costato tenere testa agli ultras negli ultimi 20 anni di presidenza. “Di tutto, sono scampato a bombe e ogni tentativo di intimidazione, ho dovuto rafforzare la mia sicurezza perché ho arginato il business delle curve.”

“Mi ricordo ancora quando incontrai quattro tifosi della Lazio. È tutto agli atti degli inquirenti, li incontrai a piazza Cavour, davanti al cinema Adriano. Si presentarono quattro persone e uno di questi, pace alla sua anima, era Diabolik. Piscitelli si presentò e mi disse ‘presidè, buonasera, io sono Diabolik’. Lo guardai e gli risposi ‘buonasera, ispettore Ginko’. Diabolik mi chiese se stavo scherzando. No, gli risposi. E dissi ‘io sto dalla parte delle guardie’. Un presidente è custode del patrimonio storico e sportivo della società, che preserva e tramanda senza scendere a patti. Ho risposto dal 2004 a muso duro. Niente abbonamenti e biglietti gratis, basta con le trasferte pagate dalla Lazio.” Ha raccontato Lotito.

Tuttavia, rispetto a quegli anni, non sembra cambiato nulla. E Claudio Lotito resta sempre un bersaglio. “Non voglio fare il bello, specialmente in questo momento, ma io sono stato il primo ad assumere una posizione molto chiara, ho fatto una scelta di campo: fra consenso e legalità ho scelto la legalità, con le conseguenze che ne sono derivate per la sicurezza personale e della mia famiglia. Ancora oggi vivo sono scorta, ricevo minacce telefoniche, anche 7-8 al giorno, cortei e cori contro, volantini con la mia tomba e le candele, ma tengo il punto e non mi piego. Io non mi sono mai spaventato. Avete visto che cosa sta succedendo? E sono convinto che uscirà dell’altro. Ci sono altre indagini in corso, non solo a Milano…”

“Ancora oggi mi attaccano da tutte le parti, ma io combatto.” Conclude il presidente della Lazio. “Se scendi a compromessi, sei morto. Io ho indicato la strada 20 anni fa e il mio esempio può essere seguito. Basta con quelli che vogliono fare i tifosi per professione per guadagnare soldi, è arrivato il momento di non legittimare più i delinquenti.”

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