Dagli ultimi retroscena emerge che la permanenza alla Roma di Dybala non è stato esclusivamente grazie alla volontà del giocatore

Sul fatto che la volontà di Paulo Dybala fosse quella di restare a Roma non ci piove, ma dagli ultimi retroscena riguardo la trattativa da cardiopalma (per l’intero popolo giallorosso) che voleva il campione argentino trasferirsi all’al Qasdiah, è emerso che il ‘no’ al suo trasferimento non è arrivato esclusivamente dal giocatore, ma anche – e soprattutto – dal club capitolino.

La società araba, infatti, che aveva pronto un triennale da 75 milioni di euro, avrebbe offerto alla Roma la “miseria” di 3 milioni. Una cifra che il club giallorosso avrebbe considerato perfino oltraggiosa. E lontana anni luce dai quei 15-18 milioni pronosticati per l’eventuale cessione del giocatore argentino. Motivo che fa propendere il “no” al trasferimento come scelta anche societaria.

Il silenzio assordante dei giorni precedenti, da parte sia della Roma che del fuoriclasse sudamericano, nascondevano a quanto pare una reale volontà da parte del club di liberarsi di Dybala, considerato forse il giocatore più simbolico della squadra. E senza ombra di dubbio più talentoso. Ma non più un giovanissimo (31 anni) e in grado, con la sua cessione, di sollevare i bilanci societari. Venderlo alla giusta cifra sarebbe stato forse più conveniente, economicamente parlando. Considerando che sul campione del mondo vige una clausola – che scatterà il prossimo gennaio – di rinnovo automatico a 7 milioni netti più i bonus. Una quantitativo di denaro piuttosto cospicuo per la Roma. Come per la quasi totalità dei club di Serie A in questo delicato periodo.

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