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Sandokan, eroe e gentiluomo, era l’idolo dei giovani: “Erano anni di piombo e la sera si aveva voglia di svago…”

Negli anni Settanta e Ottanta il nome “Sandokan” veniva ormai coniato nel linguaggio comune. Il suo significato è: “forte“, “coraggioso“, “grosso“. Sandokan è stato un vero e proprio “caso nazionale“. Kabir Bedi era il protagonista e pazienza se ai provini si presentò sovrappeso, la produzione scelse di affidarsi all’attore indiano che fu così costretto ad intensificare l’attività fisica per asciugare il corpo e mettere su muscoli.

Erano anni difficili tra “attentati” e “omicidi“, quindi “alla sera ci si metteva davanti alla televisione, si aveva voglia di svago“. Lo disse lo stesso Kabir in un’intervista al Corriere di 3 anni fa. Era il modo per evadere e appassionarsi ad una storia avvincente, senza farsi mancare l’amore. Non stupitevi se molti bambini nati a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta si chiamino come il protagonista della miniserie. All’epoca era la normalità.

Sandokan è un pirata eroe e gentiluomo, alto e muscoloso, affascinante e combattente. Lotta contro il colonialismo britannico. Ama Marianna, la perla di Labuan. Ha gli occhi “nerissimi” e un “fulgore che affascina, che brucia, che fa chinare qualsiasi altro sguardo“. È la prima descrizione di Emilio Salgari, ideatore del personaggio simbolo della televisione degli anni Settanta e Ottanta.

Uno dei principali fenomeni di merchandising

La trasposizione televisiva a puntate dello sceneggiato diretto da Sergio Sollima è tratta da parte dei romanzi del Ciclo Malese proprio di Salgari. La prima messa in onda della miniserie televisiva di 6 puntate in Italia avvenne il 6 gennaio del 1976 e terminò l’8 febbraio dello stesso anno, sulla Rai. Lo sceneggiato ha riscosso un grande successo in particolar modo tra i giovani dell’epoca. Inoltre è stato il primo “teleromanzo” italiano a essere realizzato con la cura e l’imponenza produttiva di un kolossal cinematografico.

La serie rappresentò “uno dei principali fenomeni di merchandising e di fandom” per un prodotto della Tv. Vennero distribuite le figurine e gli album della serie, “La tigre di Mompracem” appariva sui diari scolastici e sulle magliette. Sandokan era una maschera di carnevale e contemporaneamente un giocattolo.

Marianna, “perla di Labuan”

L’approdo in Tv, il record di ascolti, il successo mondiale

Ritardata la consegna alla Rai di tre mesi dalla data prevista, fu posticipata la messa in onda. Contribuirono ai ritardi anche alcuni problemi legali con il produttore. Sollima auspicò di far combaciare i tempi prolungati della prima messa in onda dello sceneggiato con l’imminente l’approdo della versione a colori, sfruttando la nuova tecnologia. Tuttavia la Rai, al tempo scricchiolante ed ancora senza la concorrenza del Biscione, aveva piuttosto fretta e Sandokan uscì in bianco e nero nel 1976.

Nessuno preannunciava la miniserie in arrivo eppure, andando a sostituire in extremis Canzonissima nel palinsesto, riuscì a riscuotere un enorme successo. Le bambine erano innamorate del personaggio e per i bambini era il mito dell’epoca. L’Italia era abitata da leggermente più di 55 milioni di persone e lo sceneggiato di Sandokan riuscì a tenerne incollati davanti alla Tv quasi la metà, 27 milioni. Il successo fu internazionale: Sandokan venne venduto a ben 85 Paesi, compresi gli USA che per la prima volta comprarono uno sceneggiato girato in lingua non inglese.

La Titanus poi accorpò lo sceneggiato in 2 pellicole per il cinema ma non riscosse un grande successo. Inferiore sicuramente a quello (ri)ottenuto grazie alle riproposizioni a colori negli anni Ottanta.

L’idea iniziale sul film di Sandokan, poi diventato uno sceneggiato televisivo

Sergio Sollima giocò un ruolo chiave nel periodo della produzione. Intensificò notevolmente il suo lavoro e, nonostante ciò, la realizzazione fu piuttosto complicata e sembrava senza fine. Durò 4 anni il calvario ma poi Sandokan approdò in Tv e la lunga attesa diede i suoi frutti. Lo sceneggiato è diventato una pietra miliare nella storia del piccolo schermo.

Già sul finire degli anni Sessanta il regista Sergio Sollima pensò di adattare a lungometraggio il romanzo “Le Tigri di Mompracem“. Per il ruolo del protagonista si pensò all’attore giapponese Toshirō Mifune che lavorò anche alla sceneggiatura. Tuttavia non se ne fece nulla e il progetto venne accantonato. Negli anni Settanta fu l’allora direttore generale della Rai, Ettore Bernabei, a ispirare il ritorno ai lavori per realizzare lo sceneggiato televisivo.

A unire le forze Goffredo Lombardo e Elio Scardamaglia, produttori rispettivamente di Titanus e Rai. Mancava solo il regista e dopo aver scandagliato il terreno, valutando tra i vai Damiano Damiani, Duccio Tessari, Suso Cecchi D’Amico ed anche Sergio Leone, si arrivò a Sollima. Lo scelsero i produttori. Tuttavia aveva una pretesa: ambientazione reale, attori asiatici e scene estremamente realistiche.

I personaggi del telefilm Sandokan: il protagonista, Marianne Guillonk e Booke, interpretati da Kabir Bedi, Carole André e Adolfo Celi

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Il personaggio della miniserie televisiva di successo era basato soprattutto sul soggetto dei romanzi de “Le Tigri di Mompracem” e de “I pirati della Malesia“. Dopo aver valutato attentamente e a lungo chi potesse essere l’attore calzante per interpretare Sandokan, fu scoperto Kabir Bedi a Mumbai, nel 1974. Come aveva ammesso lo stesso attore, fu esaminato e gli dissero che sarebbe “andato bene” per il ruolo. Ancora oggi Kabir non ha smesso di omaggiare e ringraziare il regista Sergio Sollima: “Permise il mio debutto ed alla Rai che ebbe il coraggio di lanciarsi in una produzione per quei tempi assai costosa“.

Marianna Guillonk è interpretata da Carole André. Lei è l’amata di Sandokan. L’attrice francese debuttò nel western “Faccia a faccia“, del 1967, diretto proprio da Sollima. Per quest’ultimo era un’attrice “dal giusto fascino cosmopolita“. Se non altro perché “figlia di Gabry André, una diva francese, e di un americano, Eli Smith, che era una specie di gangster“. L’attrice ottenne grandissima fama, ma lo stesso personaggio che la portò alla notorietà la confinò in ruoli secondari, stereotipati e ripetitivi per il resto della carriera.

Per il ruolo di Brooke si pensò inizialmente a Helmut Griem, poi ad Adolfo Celi. Insieme a Philippe Leroy era uno dei “due autentici avventurieri” di Sollima, proprio come lo stesso regista li definiva.

Kabir Bedi oggi

Sandokan: sigla e sequel

Sandokan…Sandokan…giallo il sole la forza mi dà“. La mitica sigla degli Oliver Onions era un tormentone, difficile non vi sia risuonata nella testa almeno una volta nella vita. Lo sceneggiato andò così bene (in Italia arrivò a toccare punte di ben 27 milioni di telespettatori) che venne realizzato un film l’anno seguente: “La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!“. Nel 1996 uscì la miniserie televisiva “Il ritorno di Sandokan” (non un sequel vero e proprio ma una nuova narrativa per il protagonista), e l’anno dopo “Il figlio di Sandokan“.

In tutti i casi è sempre stato Kabir Bedi ad interpretare il protagonista. L’attore indiano è quello che ha interpretato il soggetto di Emilio Salgari più a lungo. L’attore è sempre stato doppiato da Pino Locchi. Dopo la morte di quest’ultimo, nel 1994, venne doppiato dalla voce di Massimo Corvo.

La sinossi del romanzo di Sandokan

Sandokan, principe spodestato dagli inglesi che gli hanno sterminato la famiglia, è la temuta Tigre della Malesia. Il suo rifugio è l’isola di Mompracem, un luogo inespugnabile dove vive circondato dai suoi fedeli tigrotti. Mosso dal desiderio di vendetta, passa di lotta in lotta, di arrembaggio in arrembaggio, finché finisce ferito sulle coste di Labuan, dove conosce Marianna. Da quel momento la Tigre della Malesia sarà disposta a rischiare tutto per fare della Perla di Labuan la Regina di Mompracem.”

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