In un’operazione senza precedenti, un team di scienziati italiani ha sottoposto una mummia di Ankekhonso di 3000 anni a una TAC di ultima generazione.
La mummia di Ankekhonso sottoposta a TAC: l’esperimento e l’iniziativa
L’iniziativa di sottoporre la mummia di Ankekhonso è frutto della collaborazione tra il Museo Civico Archeologico di Bergamo e l’Ospedale Policlinico di Milano, promette di rivoluzionare la nostra comprensione della medicina e delle pratiche funerarie dell’antico Egitto. Grazie a questa avanzata tecnologia, gli scienziati sperano di ottenere informazioni preziose sulle malattie che affliggevano gli antichi egizi, sulle tecniche di mummificazione utilizzate e persino sulla vita quotidiana di Ankekhonso. “Le mummie sono come capsule del tempo”, afferma Sabina Malgora, direttrice del Mummy Research Project. “Ci permettono di studiare malattie antiche, come il cancro o l’aterosclerosi, e di fare confronti con le patologie attuali.”
L’esame
La TAC è stata condotta con la massima cautela, ha richiesto mesi di preparazione. “Abbiamo voluto assicurarci di rispettare al massimo la mummia e di non danneggiarla in alcun modo”, spiega uno dei ricercatori. E a proposito di rispetto, non si può non ricordare la “maledizione del faraone”, che aleggia ancora oggi sulle mummie egizie. Fortunatamente, questa volta tutto è andato liscio, senza alcun intoppo tecnico. Ora i ricercatori si apprestano ad analizzare i dati ottenuti dalla TAC. Sarà un lavoro lungo e complesso, ma i risultati potrebbero essere sorprendenti. Le informazioni raccolte su Ankekhonso potrebbero riscrivere alcuni capitoli della storia dell’antico Egitto e aprire nuove prospettive per la ricerca medica. Questo progetto dimostra come la scienza possa aiutarci a comprendere meglio il nostro passato e a migliorare il nostro futuro. La mummia di Ankekhonso, sottoposta a Tac, un tempo venerata come una divinità, oggi ci offre una preziosa lezione di storia e di scienza.