Quando le dicono che dimostra meno di 40 anni, per Sharan non è certo un complimento, ma un insulto alle altre: e il perché lo spiega in un’intervista a Metro

Sharan Dhaliwal è pienamente consapevole di non dimostrare 40 anni ma il fatto che ogni volta qualcuno gielo faccia notare affermando che sembri più giovane lei lo ritiene un vero e proprio insulto alle altre. Più che un complimento, infatti, è diventato nel corso del tempo un problema anche, e soprattutto, in ambito lavorativo. Intervistata dal quotidiano britannico Metro, la donna ha affrontato l’argomento chiarendo alcuni punti in particolare.

“Dopo aver compiuto 30 anni, dicevo regolarmente alla gente la mia età, aspettandomi di vedere gli occhi sgranati delle persone, perché il mio viso piccolo e i miei vestiti casual le confondevano, e aggiungevo sempre la battuta che proprio per questo motivo mi vesto come un’adolescente. Entravo nei bar, fingendo di essere scioccata dal fatto che i buttafuori volessero vedere i documenti. ‘Non può essere vero!’, esclamava chi leggeva la mia data di nascita.”

E per lei, in realtà, non è mai stato un complimento. “Sorridendo, riprendevo il mio documento d’identità ed entravo, dove, nella mia mente, la musica si era fermata, i riflettori mi avevano illuminato, la gente mi aveva fissato e poi tutto era tornato alla normalità. Ma quando ho iniziato ad avvicinarmi ai 40 ho capito che, mentre le persone pensavano di farmi un complimento, in realtà stavano insultando tutte le altre donne. Dicendo che i miei lineamenti non corrispondono alla tua idea di “40enne”, stai suggerendo che le altre donne, che invece i loro 40 anni li dimostrano, stanno invecchiando in un modo che si conforma agli standard di bellezza legati all’età.”

Nel contesto lavorativo

Un problema quello del “complimento” che si è ramificato anche all’interno del luogo di lavoro. A causa del suo aspetto giovanile, infatti, Sharan è stata più volte trattata come una fresca stagista. O addirittura la nuova arrivata. Invece di essere considerata per la professionista esperta che è. “Mi sono resa conto che i colleghi mi spiegavano troppo spesso le cose più semplici. L’anno scorso, in un incontro con un’organizzazione non-profit a cui mi ero rivolta per realizzare una campagna, l’uomo che mi ha accolta mi è sembrato perplesso. In più occasioni, ha detto ‘Probabilmente non ne sei a conoscenza…’, mentre discuteva su momenti storici come la tragedia he ha colpito New York l’11 settembre 2001, a cui io avevo assistito dinanzi alla tv. Mi sono oltretutto accorta che non avere figli e la fede al dito sono recepiti ulteriormente come simboli di gioventù per la società.”

“Age shaming”, sempre dietro l’angolo

“Quando le persone fanno supposizioni è stancante. Devo regolarmente dimostrare chi sono. E, a parte ciò, stiamo facendo un grande torto a tutte le donne classificandole in base ai nostri standard di bellezza. Ogni volta che diciamo a qualcuno che non sembra vecchio come invece è, stiamo sottolineando che c’è un modo preciso in cui il “vecchio” appare. E, celebrando l’aspetto giovanile di qualcuno, stiamo dando l’impressione che chi è “vecchio” abbia un brutto aspetto. Sebbene le pubblicità, i brand di cometica e i social ci spingano ad agire prima della comparsa delle rughe, la verità è che l’invecchiamento non è qualcosa che dovremmo voler evitare.”

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