Mentre in diversi paesi del mondo viene già utilizzato, in Italia il test del DNA sulle feci dei cani è stato introdotto per la prima volta a Carmagnola
Nel Comune di Carmagnola, Torino, è stato introdotto per la prima volta in Italia, e ora è pienamente a regime, il test del DNA sulle feci dei cani per individuare e multare i proprietari incivili che non le raccolgono. Si basa sulla profilazione genetica dei cani. E a partire dal 2019 il comune della città metropolitana di Torino ha obbligato tutti i padroni a recarsi presso il canile comunale per effettuare il tampone salivare del quadrupede. Con il quale, grazie al prelievo del materiale biologico, sono stati “schedati” la maggior parte dei cani del comune piemontese.
Così quando un addetto autorizzato trova per strada un escremento, raccogliendolo, può inviarlo al laboratorio per farlo analizzare. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta si occupa lavora in stretta collaborazione con il comune di Carmagnola. Per rintracciare in un apposito database il cane e risalire poi al suo padrone. In sintesi, con la procedura di biologia molecolare il campione di feci viene purificato e viene estratto il DNA del quadrupede. Poi i profili del database dei tamponi e delle feci vengono confrontati sulla base di specifiche regioni del DNA, note come microsatelliti (STR). Che sono una sorta di firma biologica (o biomarcatore) con cui si ottiene l’impronta genetica di un soggetto. E quindi il suo profilo DNA.
Ogni trasgressore non solo è obbligato a pagare una multa di 100 euro ma anche a rimborsare i 150 euro del test di laboratorio. Effettuato per verificare a chi “appartengono” le feci in questione.