Le interviste rilasciate ai quotidiani di stampa locali hanno fatto tanto rumore: a 71 anni è ancora vergine e ha il timore di incontrare donne, “per questo ho creato un muro virtuale”
A 71 anni ormai dovrebbe essere pronto a schermarsi anche di persona, a reagire emotivamente al “fastidio” provocato dalla presenza di una donna: Calixte è ancora vergine e non ha nessuna intenzione di cambiare questo paradigma dalla sua vita. “Ho vissuto appartato in casa per 55 anni”, confessa l’uomo, che vive in Africa, la cui storia ha fatto presto il giro del mondo. Callixte Nzamwita, il nome completo, ha creato un muro virtuale tra sé e il sesso opposto. Una barriera invisibile.
Non è un discorso di genere: si ritiene eterosessuale, ma “terrorizzato dalle donne”. La presenza di uomini è tollerata, anche se in tal caso bisogna saper selezionare gli amici, soprattutto scartare quelli troppo festosi, in vena di cene, uscite nei locali o nei vari bar. Il suo caso richiama a gran voce quello di Pamela, una donna ancora vergine a 70 anni, ma per un’altra ragione: “Aspetto quello giusto”.
La condizione di Callixte ha un nome: cos’è la ginofobia o ginecofobia?
Certo che a 71 anni ormai avrebbe raggiunto un’età importante per cui certi “problemi” si potrebbero risolvere in maniera quasi automatica, tuttavia “il trauma è trauma e non ha età”, ma non ne ha voluto parlare nello specifico. “Vivo da solo, ho paura delle donne”, è ormai lo slogan delle sue interviste. Eppure, nel villaggio africano in cui vive, se non fosse stato per merito delle donne che lo hanno preso a cuore, forse non avrebbe neanche una casa, né cibo quotidiano. “Il motivo per cui mi sono chiuso qui e ho una recinzione intorno alla mia casa è perché voglio assicurarmi che le donne non si avvicinino a me”.
Si comprende la paura irrazionale, che va al di là dei confini della ragione. Il suo caso ha acceso i riflettori sulla condizione di cui è vittima e che ha un nome preciso: ginofobia o ginecofobia, vale a dire la “paura irrazionale” del sesso femminile. La cosa più bella di questa storia è l’atteggiamento delle donne che lo hanno aiutato e tuttora sono con lui nel dargli sostegno e supporto, finché è permesso loro un punto di contatto. “Ormai mi faccio consegnare il cibo senza contatto, lo faccio lasciare sulla soglia della mia porta di casa”. Non è un punto d’incontro reale, ma quantomeno permette lo scambio quotidiano.
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