Ci ha provato Barbara Bonanni a fare l’influencer, con scarsi risultati. “Mangi ottimo cibo, vesti splendidi vestiti, giri il mondo alloggiando in hotel meravigliosi, e vieni persino pagato per farlo. Chi non lo vorrebbe?”. Il suo pubblico da 50mila follower non è sufficiente per mollare la vecchia vita e iniziare il percorso social. Servono più numeri per garantirsi accordi per sponsorizzazioni tali da soddisfare il portafoglio. Tutto è collegato all’impegno e alla creazione dei contenuti proposti. Un lavoro inquantificabile, che, malgrado ciò che si pensa, richiede un’attenzione di 24 ore su 24.

Barbara ha raccontato tutto all’HuffPost: “È un impegno 24 ore su 24, 7 giorni su 7”. Per non parlare di tanti piccoli aspetti che non consideriamo ma sono fatali. Come la luce giusta, il giusto contesto, i giusti mobili: insomma, lo scenario da proporre alle migliaia di persone che ti seguono. “Se quelli di casa tua non risultano particolarmente instagrammabili – i mobili (ndr) – dovresti persino affittare una location”. Per farci capire l’investimento economico che c’è dietro ad un progetto simile. Non è proprio vero che basta uno smartphone e filmarsi. Sicuramente oggi è più semplice, soprattutto su TikTok e Instagram. Ma anche in questa semplicità ci vuole il giusto occhio e la giusta attenzione dei particolari. Aspetti che costringono a mettere mano al portafoglio ancora prima di filmarsi.

Quando si vuole fare colpo e conquistare molti follower, accrescendo il proprio profilo, bisogna pensare in grande. “Servono i droni, le apparecchiature”. E non solo: “Ti serve un social media manager, ma costa un sacco di soldi e devi investirli tu in prima persona”. Ma se il gioco vale la candela, perché non provarci? Ed è proprio questo il punto: sponsor non è sinonimo di ricchezza. Nel caso di Barbara, con 50mila utenti attivi, un set di storie può fruttare un guadagno di 250 euro. “Al mese ne possono capitare tre di occasioni così, come uno o nessuno”. Per quanto riguarda i post, si possono guadagnare 500 euro, pubblicati tramite “scambio prodotto”: il contenuto condiviso su Instagram in cambio di un soggiorno in un hoterl sponsorizzato. Idem per una cena in pizzeria o per altri prodotti connessi ad attività.

“Dovevo sponsorizzare un hotel che dalle foto sembrava stupendo, ma nella realtà mi sono resa conto non fosse così. Ero molto combattuta, non mi piace mentire. Alla fine ho cercato di essere neutra, non potevo parlarne male, ma non mi andava di dire bugie”. A tutto questo vanno aggiunti gli haters, un punto fermo dei social: ce ne sono ovunque. Barbara è mamma, non è disposta ad essere continuamente bersaglio di critiche e giudizi. Ragione per cui ha tolto la facoltà di commentare i suoi post, praticamente una mossa autolesiva della propria attività.

“I follower devono essere coinvolti, devono sentire di fare parte del tuo progetto”, riconosce l’attrice. Si entra poi nel mondo della tecnologia social: bisogna intercettare gli hashtag giusti, capire l’algoritmo della piattaforma dove si pubblica il contenuto, per permettere che i propri post acquisiscano sempre più visualizzazioni. “Serve pianificazione, lungimiranza, pensiero strategico e sguardo perenne al futuro”. Un ritmo forsennato che non concede pause. Sebbene sia un’artista, un’attrice, Barbara fa fatica a farsi notare sui social. Non è questione di mestiere, e lo sa: “O stai al passo o sei fuori. Se hai pochi follower per molti ruoli neanche ti scelgono. Preferiscono chi è meno brava e titolata di te, ma ha un account più seguito”.

L’esempio di Chiara Ferragni non è stato il massimo. Voleva seguire le sue orme, ci ha provato da sola e poi attraverso un’agenzia di marketing. “È bello sognare, ma non è così semplice. Servono lavoro, impegno, sacrificio, soldi”.

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