A Pornhub, e altri siti per adulti, bastano pochissimi semplici espedienti per raccogliere i nostri dati sensibili, e ora un gruppo di attivisti della privacy vuole vederci chiaro

Avete presente quei tipi di siti che preferiamo visitare in totale privacy, lontano da occhi indiscreti, sul nostro smartphone o davanti al PC, con le luci soffuse, le finestre abbassate, sì, tipo Pornhub, ad esempio, che sappiamo benissimo raccolga i nostri dati sensibili ma noi ce ne facciamo una ragione e proseguiamo nelle nostre ricerche? Si? Allora ci siamo capiti. Non tutti sanno però che per accedere ai nostri dati per i colossi tecnologici che stanno dietro ai siti come Pornhub basta veramente poco.

Espedienti semplicissimi che permettono al sito di riconoscerci a ogni ingresso. Studiano i nostri gusti e le nostre preferenze. Qualsiasi e di ogni tipo. Venendo così a conoscenza del nostro DNA digitale. Browser di sistema, indirizzi ip, plugin in memoria. Tutto ciò che serve, insomma, per studiarci a menadito.

Come se avessero – e ce l’hanno – per ognuno di noi un profilo. Un segno che ci distingue tra gli altri visitatori, dal tizio in Danimarca o in Belgio che si collega esattamente come facciamo noi. Ora, però, una corposa compagine di attivisti della campagna #StopDataPorn ha deciso di vederci chiaro riguardo la zona grigia in cui sguazza sia Pornhub, e altri siti del genere, che i giganti del tech che ci sono dietro, tra cui MindGeek. Ma ne parliamo tra poco.

Gli attivisti di #StopDataPorn

I suddetti attivisti, dunque, hanno accusato il sito per adulti di non rispettare minimamente il GDPR. Per chi non lo sapesse, il General Data Protection Regulation. Per gli amici italiani: il regolamento generale per la protezione dei dati per la privacy. E almeno in Europa, tutti i siti che gestiscono dati sensibili dei cittadini della Comunità Europea sono tenuti a dimostrare prima di tutto di avere un valido motivo per farlo. Non solo. Sono obbligati anche a chiedere il consenso agli utenti per raccogliere i loro specifici dati. Pornhub, ad esempio, non lo fa o almeno non spiega in che modo riesca a deliziarci in modi così sublimi, come se ci leggesse nel pensiero.

A detta degli amici di #StopDataPorn, il colosso a luci rosse sottrae i dati agli utenti in modo, per essere gentili, alquanto sospetto e malandrino. Ogni qualvolta che ci rallegriamo con l’illuminazione o la scenografia di un video, anche se non abbiamo effettuato l’accesso col nostro account, il sito memorizza video, genere, preferenza e durata media di ogni “visita”. Come se avesse registrato all’interno del proprio database la nostra impronta digitale che elabora tutte le volte che schiacciamo delicatamente il pulsante di invio.

Per quei pochi che non lo sapessero o facessero finta di niente, quando appare il banner in cui si acconsente alla trasmissibilità dei dati personali attraverso i cookie, sotto forma di una minuscola e striminzita finestrella, non c’è alcun modo di essere in disaccordo. Siamo costretti a rispondere , e i cookie sono belli che utilizzati dal sito senza che noi facciamo alcunché. In realtà, i furbacchioni di Mindgeek sanno benissimo come bombardarci di contenuti esteticamente qualitativi per farcene fare, in silenzio, una ragione e passare all’azione.

“Pornhub ha a che fare con i gusti sessuali e non chiedono il permesso di usarli”. – Dichiara l’avvocato Alessandro Polidoro, head leader di #StopDataPorn. “Fondamentalmente creano una cronologia di ricerca parallela conservata direttamente sul dispositivo dell’utente”

Chi sta dietro Pornhub?

Sempre secondo il gruppo attivista, con l’esposto al garante della privacy, non si sa con quanti partner esterni Pornhub o MindGeek condividano dati. E stiamo parlando di una holding, MindGeek, proprietaria di ulteriori 170 imprese. L’azienda, la cui reazione non si è fatta attendere, ha risposto alle accuse di @StopDataPorn con un volitivo: “ci impegniamo a proteggere la privacy degli utenti e implementare continuamente misure per salvaguardare i dati personali di tutti nella sua comunità”. Per l’azienda la raccolta di cookie serve principalmente a personalizzare l’esperienza online dell’utente e del sito stesso.

“Puoi impostare il tuo browser in modo da rifiutare tutti o alcuni cookie del browser o per avvisarti quando i cookie vengono inviati”. – Dice chiaramente l’informativa della privacy. Dunque, si prospetta una battaglia lunga per gli attivisti ma anche per i siti come Pornhub che in territorio europeo, con le norme in vigore in fatto di privacy, hanno trovato non poche grane nel corso degli anni.

Nel frattempo, noi tutti non possiamo far altro che sederci, rilassarci e accendere il nostro portatile o sbloccare il nostro telefono. E, alla luce di tutto ciò, tener bene a mente che quando visitiamo siti del genere e ci allietiamo con i contenuti che ci offrono, allo stesso tempo il sito sta gestendo una valanga di nostri dati. Una parte del nostro “io” digitale. Ma noi questo già lo sapevamo. E, comunque, ce ne facciamo una ragione.