L’attore e scrittore Fabio Volo si racconta al Corriere della Sera parlando di un momento difficile per il figlio a scuola e del libro del generale Vannacci
In un’intervista al Corriere della Sera, Fabio Volo, in occasione anche dell’uscita del suo nuovo libro ad autunno, racconta del suo rapporto con il successo e di un difficile momento riguardante il figlio, vittima di bullismo a scuola. “Approfondisco in un libro quello che non posso dire o fare alla radio. Per me è tutta un’indagine. E la mia libertà è poterlo fare. La vita mi ha fatto un regalo enorme. Son partito molto dal basso e tutto quello che ricevevo era un dono. Ho sofferto molto la mia condizione anche se poi è quella che mi ha permesso di apprezzare ogni piccola cosa. Essere schiavi di una situazione è terribile.” Dice lo scrittore e attore.
“Mio figlio ha avuto problemi di bullismo a scuola. D’istinto mi veniva di andare e picchiare i bulli. Lui mi chiedeva di aiutarlo e io l’ho fatto, ma cercando di fargli capire che potevo farlo fino a un certo punto. Poi doveva farcela da solo. E così è stato. In seguito ho anche organizzato una pizzata con i miei figli e quel bimbo che faceva il bullo”.
Poi ne approfitta anche per dire la sua sul caso del libro del generale Vannacci: “Scrivo un libro ogni due anni. E quando esce c’è sempre un caso editoriale di successo che vado a guardare per carpire qualche segreto. Ora è uscito questo libro del… come si chiama? Vannucci, Vannacci… Ma lì l’idea da rubare è “che la vita è bella per tutti tranne per i neri, i gay…”. Inoltre, si sofferma anche sui sensi di colpa. “Ho iniziato da poco a non sentirmi in colpa per il successo. Prima di comprare la casa per me, ho comprato la casa ai miei genitori. Prima di compare l’auto per me l’ho comprato a un mio amico. Non prendevo mai i taxi, mi sembrava uno spesa impossibile. Il giorno in cui ho preso il primo libro me lo ricordo ancora: ero andato in Mondadori a prenderlo con la 124 di mio nonno”.
