Sono passati 17 anni dalla morte di Luciano Pavarotti, scomparso a 72 anni. Non lo ricorderemo parlando di tutta la sua meravigliosa carriera da tenore, riconosciuto come uno dei più grandi di sempre. Ma ricorderemo Luciano-persona. Un uomo di una simpatia disarmante.

Era superstizioso? Assolutamente. “Tutti sanno che sono superstizioso“. Tuttavia credeva poco nella sorte, specialmente in questa professione: “La fortuna non esiste in una professione come la nostra. La fortuna è stata quella di aver ricevuto la voce da Dio”.

E a proposito di quella voce, ecco come è nata: “Mio papà è un tenore. Ancora a 76 anni aveva una voce freschissima. Portava a casa i dischi dei tenori del passato e io provavo a emulare. Mi accorsi di avere una voce lunga, estesa molto facile. Mi convinsi che tutto sommato sarebbe stato una bella cosa cantare“.

E proprio da piccino cominciava a formarsi il suo carattere “estroverso“: “Cominciai a esserlo a 4 anni, quando dicevo: ‘Mio padre è un tenore e io un tenorino’ e cantavo“. Il 15% dei concerti di Pavarotti erano fatti per beneficienza. “Io credo di aver ricevuto tanto dalla gente, attraverso questa voce che è tutto sommato un dono del cielo. Penso di dover ricambiare, perché le chiacchiere non servono, servono i fatti“.

Vuoi farmi del male? Allora fammi ascoltare Luciano Pavarotti…”

Se vuoi farmi del male, ospitami a casa tua, offrimi del buon cibo e all’improvviso metti una mia registrazione e la mia digestione sarà finita prima di iniziare – lo raccontava in lingua inglese in una trasmissione straniera – Perché? Ma io sono un professionista e penso sempre di poter fare meglio quello che ho fatto. Anche se va bene. Anche se un disco viene perfetto penso che sarebbe potuto andar meglio. Questo è il modo più vicino per essere, non perfetto, ma molto buono“.

Luciano allora che musica ascoltava? “Mi piace ascoltare buona musica e non penso ci sia molta differenza tra musica pop, classica, jazz, sinfonica. Non ho pregiudizi. Può anche piacermi il rock, ho contato il rap. Era molto bello”. “Ho tre compositori preferiti: uno è Beethoven, l’altro è Verdi e il più geniale, Mozart“.

Dopo i primi guadagni corse a comprare l’auto: “Con i primi soldi guadagnati ho comprato un’automobile – Fiat 500 Topolino C – in realtà la presi già dei primi introiti. La chiamavamo ‘Veleno’ perché era velocissima. Aveva il motore truccato. Faceva 120 km/h”.

L’attività fisica passò da 8 ore al giorno a zero: “Cominciai a prendere peso…”

Quando ho deciso di diventare cantante lirico ho abbandonato l’attività fisica, anche di 8 ore al giorno. Mi sono avvolto in una sciarpa e il cappello e ho smesso completamente. Questo è il motivo che mi ha spinto ad arrivare a raggiungere un peso corporeo anche abbastanza insopportabile”.

L’incidente aereo

Nel 1975 ebbe un incidente aereo, il velivolo si spezzò in due: “Non morì nessuno. Mi ha insegnato, semmai ce ne fosse stato bisogno, che le cose veramente importanti sono due, che poi è una sola: la vita, e quindi la morte. In quei 15 secondi in cui l’aereo è andato fuori pista ed ha cominciato a saltare per terminare la sua corsa fino a spezzarsi in due, il cervello ha fatto tanti pensieri. La mia vita di 40 anni l’ho vista passare davanti ai miei occhi. Ho capito che le ansie e le preoccupazioni si fermano lì. Da allora la voglia di prenderla con più calma ma di viverla intensamente fino all’ultimo“.

Il momento più imbarazzante e più divertente

Il momento più imbarazzante avvenne a Parigi, per l’opera ‘Tosca‘. Nessuno mi avvisò che lo spettacolo cominciava mezz’ora prima, ero ancora in mutande nel camerino e avrei dovuto cantare. Nello stesso periodo, sempre a Parigi, mi diedero una sedia piccola e fragile. Dissi: ‘Non va bene’. Mi dissero che l’avrebbero rinforzata con del ferro. Lo misero su tutto il fondo. Durante una prova tentai di sedermi e le gambe ci stavano a malapena. Quando Cavaradossi arriva quasi si butta sulla sedia, io invece ci stavo a malapena. La sera della recita c’era una donna al debutto. Non sapeva bene la sua posizione. In tutte le prove lei teneva il capo sulla mia gamba, era una scena tranquilla. L’adrenalina della serata la fece piombare sulle mie gambe e si sedette di peso. Stanno ancora cercando la sedia. Assolutamente tutto vero!“.

Continua a leggere su Chronist.it