Una delle più famose teorie di Hawking, quella sui buchi neri, è stata è stata aggiornata di recente da un team di ricercatori olandesi e prevede l’evaporazione dell’universo

Di certo non la più ottimistica delle notizie quella secondo cui la teoria dell’evaporazione dei buchi neri di Stephen Hawking potrebbe riguardare l’intero universo. Ma di certo potrebbe rappresentare un passo significativo nel campo dell’astrofisica e della cosmologia. La ricerca del team olandese è composta da Michael Wondrak, Walter van Suijlekom e Heino Falcke dell’Università Radboud di Nimega. E modifica la previsione di Hawking sull’evaporazione di un buco nero per mezzo della radiazione di Hawking.

Secondo gli scienziati olandesi, infatti, il confine oltre il quale nulla può sfuggire all’attrazione gravitazionale di un buco nero, definito come orizzonte degli eventi, non è essenziale. La ricerca di Hawking in sostanza era corretta ma, in questo caso, la gravità e la curvatura spazio-temporale svolgono un ruolo più che rilevante. Questa variazione estende, così, la portata della radiazione di Hawking all’universo intero. Con la possibilità, in un futuro decisamente molto lontano, che l’universo nella sua immensità possa evaporare.

Il recente studio, dunque, dimostra come negli anni settanta il famoso astrofisico inglese abbia avuto ragione riguardo i buchi neri. Tuttavia la sua teoria poteva essere estesa e non relativa ai soli buchi neri. A causa delle radiazioni di Hawking alla fine essi evaporeranno ma con la probabilità che anche gravità e curvatura dello spaziotempo causino tale radiazione. Il che significa che ogni oggetto dell’universo, grande o immenso che sia, è destinato a scomparire evaporando.

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La teoria di Hawking

Hawking sostenne, rifacendosi alla teoria della gravità di Einstein, che la creazione spontanea e l’annientamento di coppie di particelle devono avvenire vicino all’orizzonte degli eventi. Una particella e la sua anti-particella vengono generate molto brevemente dal campo quantistico, dopo di che si annientano immediatamente. Tuttavia, a volte, una particella viene risucchiata nel buco nero, mentre l’altra particella può sfuggire. Ed ecco così che avviene la radiazione termica emessa dal buco nero. Ovvero la radiazione di Hawking. Secondo l’astrofisico, dunque, questo porterebbe alla fine all’evaporazione dei buchi neri.

I ricercatori dell’università olandese hanno rivisto e ampliato l’orizzonte di questa teoria. Si sono chiesti, infatti, se la presenza di un orizzonte di eventi sia in realtà così fondamentale. E unendo concetti di fisica, matematica e astronomia hanno cercato di osservare una cosa ben precisa. Ovvero che potrebbe accadere se quelle stesse coppie di particelle venissero create nelle vicinanze di buchi neri. E il progredire di tale studio ha straordinariamente dimostrato che nuove particelle possono svilupparsi anche più in là, oltre questo orizzonte.

La ricerca, pubblicata il 2 giugno in Physical Review Letters dell’American Physical Society è di importanza straordinaria. E permette di compiere ulteriori passi avanti nel campo. “Ciò significa che gli oggetti senza un orizzonte di eventi” – specifica uno dei ricercatori, Heino Falcke – “come i resti di stelle morte e altri grandi oggetti nell’universo, hanno questo tipo di radiazione. E, dopo un periodo molto lungo, ciò porterebbe tutto nell’universo a evaporare, proprio come i buchi neri. Tutto ciò cambia non solo la nostra comprensione delle radiazioni di Hawking, ma anche la nostra visione dell’universo e del suo futuro.”

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