L’artista si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera, ripercorrendo le fasi più calde della sua carriera, partendo dall’adolescenza, che definisce “un disastro”: Den Harrow negli anni ’80 ha raggiunto l’apice della popolarità, e oggi ne parla.

Da ragazzino “ero dislessico e grasso, venivo bullizzato”. L’infanzia è stata “difficile fino ai 13 anni”, poi è venuto fuori il suo “temperamento”. Si era “arrabbiato” con la vita: “Sono dimagrito 20 chili in un mese, mi sono messo a praticare arti marziali e dopo un anno ho picchiato tutti i bulli che mi avevano menato”.

Lui è fatto così, istintivo, emotivo e testa calda. Ai suoi tempi, la dislessia “non era diagnosticata”, così le maestre lo dipingevano come un alunno “che faceva fatica a capire”. Fu bocciato in terza elementare. La musica gli ha cambiato la vita: “Da brutto anatroccolo, mi ero trasformato in un bel ragazzino e avevo cominciato a frequentare una discoteca a Milano; ero un fan di Renato Zero e mi vestivo in modo eccentrico. Ero il belloccio del club, non pagavo né all’ingresso né al bar”.

Il suo sogno era quello di fare il ballerino, ma “mi chiesero se volevo fare il cantante: c’era un disco già pronto, già cantato”. Perché negli anni ’80 “funzionava così: c’erano personaggi che prestavano solo l’immagine e la voce era di altri. Era la prassi, io avevo 19 anni e mi dissero che mi sarei chiamato Den Harrow: era un gioco di assonanze con denaro”.

Le feste con George Michael

Ne ha fatte di stravaganze quando è arrivato il successo: “In una settimana prendevo 10 aerei, ho passato la mia gioventù in volo e in hotel”. La gente lo prendeva in giro e lui era “frustrato”: “Non ero tranquillo, fare un buon playback era uno stress emotivo continuo, ma nessuno si era mai accorto di nulla”. Come da lui stesso spiegato, cantava appunto in playback: “A quel punto avevo 30 anni e circa 13 miliardi di lire in banca (ho venduto 20 milioni di dischi)”.

Poi tutto cambiò: “Un giorno mi presento in ufficio, dico che non voglio prendere per il culo i mei fan, ma avevo 22 anni ed ero comprabile e corruttibile”. Gli chiesero se gli piacessero le macchine, rispose di “sì”, e allora gli dissero: “Vai a farti staccare un assegno per comprare una Porsche e non rompere le balle”. Spese ben 95 milioni del vecchio conio. “Gli sponsor mi davano tutto, non pagavo niente, né hotel né ristoranti. Guadagnavo tantissimo ma non spendevo troppo: buttavo soldi solo in orologi, auto e moto. Ho comprato anche la villa di Grace Jones a Ibiza”.

C’era anche tanta droga nella sua vita: “Ce n’era tanta tanta tanta. Ricordo a Londra, una festa in una chiesa sconsacrata con Boy George e George Michael, c’erano ciotole e insalatiere piene. Andavi e ti servivi, montagne di cocaina, tiravano tutti. Si fa in fretta a cascarci”. Però non si è mai definito un “tossicodipendente”: “Un ragazzo curioso”, al massimo.

Il buio e la ripresa

Sua mamma intanto si ammalò e morì. In quello stesso periodo, la sfortuna si accanì sul cantante: “La finanza mi disse che c’era un controllo fiscale. Il commercialista era un amico, era di casa, ma venni a sapere che per 10 anni non avevo pagato niente. Nel 1991 la Finanza mi portò via tutto, due case, le macchine, rimasi con 10 milioni di lire sul conto e la disco dance era finita. Ho messo il dito sul mappamondo ed è venuta fuori San Diego. Sono partito con due valigie leggere per un posto dove non conoscevo nessuno”.

Oggi fa “tantissime serate, revival anni ’80”. Tuttavia, ammette, “posso anche permettermi di non lavorare”. Se potesse tornare indietro? “Non vorrei essere Den Harrow. Mi ha dato più rogne che altro”.

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