“Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio.” – le parole dell’ex fidanzata

Dopo 35 lunghi, interminabili anni, ora si può dire che Denis Bergamini è stato ucciso, assassinato dall’ex fidanzata Isabella Internò.
È quanto stabilito dai giudici della Corte d’Assise di Cosenza, che hanno emesso la sentenza del processo per la morte del calciatore del Cosenza, avvenuta il 18 novembre 1989 sulla statale 106 a Roseto Spulico. 

Isabella Internò, imputata per l’omicidio dell’ex fidanzato, è stata condannata a 16 anni di reclusione. “Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio. Dio è l’unico testimone che non posso avere al mio fianco” – aveva dichiarato la donna al termine delle repliche di accusa e difesa.

La sentenza è stata letta dalla presidente della Corte dopo 8 ore di camera di consiglio.
I giudici hanno ridimensionato la richiesta dell’accusa, 23 anni, concedendo le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. La Corte ha poi condannato Internò all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dei diritti civili per la durata della pena. Infine, l’imputata è stata quindi condannata al risarcimento dei danni da quantificare in separata sede.

La sorella: “Dopo la sentenza ho subito pensato a Denis e ai miei genitori”

Donata Bergamini, sorella della vittima, non è riuscita a trattenere le lacrime, in seguito alla lettura della sentenza.
“Finalmente la Corte ci ha dato ragione. Quando ho capito che la giustizia arrivava, la mia testa è andata a mio fratello, a mio padre e a mia madre che è ancora in vita ma che probabilmente non riuscirà a capire per la sua malattia”.

“Ho pensato subito ai miei figli che hanno finalmente smesso di portarsi dietro questa macchia” – ha detto Donata. “Ho sempre detto loro che nella giustizia bisogna avere fiducia che prima o poi la giustizia arriva. Cosa ho provato vedendo Internò? Niente non mi ha fatto nessun effetto perché quella persona li per me era già in carcere prima“.

Anche il fatto che la pena inflitta a Isabella Internò sia inferiore a quanto chiesto dalla Procura di Castrovillari interessa poco alla famiglia Bergamini.
L’entità non mi interessa in questo momento” – ha aggiunto la sorella di Denis.
“Per me la cosa più importante era che quello che io e mio padre avevamo visto subito, sin dall’inizio, che quello che dicevamo era vero: che Denis è stato ucciso“.

“Possiamo dire che Denis Bergamini è stato assassinato”

Lapidario, invece, è stato il commento dell’avvocato Fabio Anselmo, che ha accompagnato passo dopo passo la battaglia di Donata Bergamini per portare alla luce quella “verità” in cui la famiglia ha creduto sin dal primo momento.
Oggi possiamo dire che Denis è stato assassinato” – ha detto.
“Ci speravamo e abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia. È chiaro – ha tenuto a sottolineare – che se avessimo avuto questa Procura e questi pm fin dal primo momento non ci sarebbero voluti 35 anni.
Quel che dico sempre è che la giustizia è degli uomini e gli uomini non sono tutti uguali e quindi la giustizia non è sempre uguale”.

La ricostruzione della morte di Bergamini

La morte di Bergamini, il cui cadavere fu trovato sotto un camion lungo la statale 106 ionica, a Roseto Capo Spulico, fu attribuita in un primo tempo a suicidio.
Le indagini hanno però consentito successivamente di accertare che in realtà Bergamini sarebbe stato soffocato. Inoltre, il il suicidio del calciatore, di cui Isabella Internò si era detta testimone, sarebbe stata soltanto una messinscena.

Infatti, l’unica autopsia della quale bisogna tenere conto è quella del professore Abato, l’unico, nel 1990, che vide subito il cadavere. Già nel 2012 i periti Bolino e Tessi sostenevano l’impossibilità di eseguire, a distanza di tanti anni, esami immuno-estochimici finalizzati ad accertare la vitalità delle lesioni.
Uno choc emorragico: é stata questa la causa della morte di Bergamini. Abato lo ha ribadito anche durante il processo anche in aula.

Il calciatore la sera in cui è morto lasciò il cinema di Rende in cui si trovava con i compagni di squadra per dirigersi a bordo della propria Maserati con la Internò verso Taranto – e non si è mai capito per quale ragione – dove poi venne rinvenuto senza vita.

Perché è stato ucciso Denis? Il movente

I giudici hanno ritenuto Isabella Internò colpevole di concorso in omicidio: con due complici, rimasti senza volto, avrebbe organizzato l’assassinio del centrocampista del Cosenza, allora suo fidanzato.
E per mascherare il delitto si sarebbe operata ad orchestrare una messinscena al fine di far apparire il decesso dell’atleta come un suicidio.

Ma perché l’avrebbe fatto? Nella loro esperienza di vita insieme, Bergamini e Internò condivisero una gravidanza non voluta e interrotta. La vicenda divenne nota perché l’ex calciatore al momento della morte aveva in tasca un biglietto con indicato l’indirizzo e il numero di telefono della clinica inglese in cui l’interruzione della gravidanza venne eseguita. Il viaggio fu testimoniato da un filmato girato dalla coppia sul Tamigi.
Dunque, la Procura ha ipotizzato che il movente del delitto sia legato proprio alla fine della gravidanza e alla mancata volontà del calciatore di sposare la donna. L’imputata si è sempre protestata innocente e tale dovrà essere considerata sino alla definizione del giudizio con sentenza passata in giudicato.

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