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Stupro a Porta Pia, lo sfogo della vittima: “Gridavo aiuto, ma nessuno si è fermato”

stupro porta pia sfogo vittima

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“Un’ora che mi è sembrata un’eternità. Ho temuto di morire”, ha raccontato la 42enne. L’aggressore 39enne è stato arrestato

Stupro a Porta Pia, lo sfogo della vittima: “Gridavo aiuto, ma nessuno si è fermato”. La terribile vicenda dell’aggressione avvenuta a Roma, nei pressi del sottopasso di Porta Pia, ha lasciato segni profondi nella vittima, una donna di 42 anni, che ha raccontato l’orrore vissuto a Il Messaggero. L’aggressione si è verificata il 23 settembre, quando la donna stava tornando a casa a piedi, diretta verso la stazione Termini. Un uomo, un 39enne senza fissa dimora di origine marocchina, l’ha bloccata e trascinata nel sottopasso, dove ha subito violenza sessuale e una rapina.

Nel suo racconto straziante, la donna ricorda l’angoscia vissuta in quell’ora interminabile. «Era buio, e poi lui ha acceso la torcia del cellulare. Forse voleva vedermi meglio», racconta, ancora sconvolta. Immobilizzata dalla paura, la vittima ha temuto per la propria vita, convinta che qualsiasi tentativo di fuga avrebbe potuto essere fatale: «C’erano bottiglie di vetro, forchette, coltelli. Ho pensato che se avessi provato a scappare, lui mi avrebbe uccisa».

Stupro a Porta Pia, lo sfogo della vittima: “Gridavo aiuto, ma nessuno si è fermato”

Dopo la violenza, la donna è riuscita a fuggire mentre l’aggressore si rivestiva, ma non aveva più il cellulare, né il portafoglio o l’orologio. Nonostante abbia urlato per cercare aiuto, nessuno ha sentito le sue grida nel sottopasso abbandonato. È stata una passante, venti minuti dopo l’aggressione, a fermarsi e a chiamare il 112, permettendo alla vittima di ricevere soccorso.

Portata al Policlinico Umberto I per le cure, la donna ha collaborato con la polizia per identificare l’aggressore, riconoscendolo attraverso una foto segnaletica. Ora, il suo aggressore è stato arrestato, ma la donna continua a vivere nel terrore e nell’angoscia per ciò che le è successo. Ha raccontato di avere bisogno del sostegno della sua famiglia, senza però rivelare completamente quanto accaduto ai suoi genitori anziani, per proteggerli dal dolore.

Il sottopasso dove è avvenuto l’attacco è descritto come un luogo abbandonato e pericoloso, e la donna ha espresso rabbia per la mancanza di sicurezza in molte zone di Roma. Questo tragico evento ha sollevato nuove preoccupazioni sulla sicurezza nei luoghi pubblici, soprattutto in aree degradate o poco sorvegliate della città.

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