Dopo due giorni in terapia di supporto massimale, al paziente è stato diagnosticato il danno cerebrale irreversibile
Speranza finite per il ragazzo di 15 anni di Vago di Lavagno (Verona), colpito alla nuca da un colpo di pistola dalla madre. Questa mattina, lunedì 23 settembre, si è riunita la Commissione ospedaliera per l’accertamento della morte cerebrale del ragazzo, arrivato nei giorni scorso all’ospedale di Borgo Trento di Verna in condizioni cliniche già gravissime.
Dopo il gesto, Alessandra Spiazzi, 58 anni, ha rivolto l’arma contro se stessa e si è suicidata.
Morte cerebrale per il 15enne sparato dalla madre
Ricoverato nel reparto di Neurorianimazione diretto da Leonardo Gottin, i medici hanno diagnosticato al paziente il danno cerebrale irreversibile dopo due giorni in terapia di supporto massimale.
Stamattina è partita la procedura, prevista per legge, con la prima riunione della Commissione per stabilire la morte cerebrale, che deve essere confermata al termine delle sei ore previste di osservazione e con una seconda riunione della Commissione stessa.
Tutta la procedura è eseguita in stretto contatto con l’Autorità giudiziaria che sta conducendo le indagini. La madre, 58enne centralinista in pensione, secondo gli accertamenti, ha sparato al figlio 15enne e si è poi suicidata, secondo quanto ricostruito dalla Procura. La donna ha sparato alla nuca del ragazzo prima di rivolgere l’arma, che pare appartenesse a suo padre, contro se stessa. La mamma dell’adolescente, spiega la nota, soffriva da tempo di problemi di salute. A dare l’allarme era stato il padre della giovane vittima, che aveva trovato i due corpi a terra e che è stato ascoltato come persona informata sui fatti.
Verona, Alessandra Spiazzi spara al figlio: “Soffriva di depressione”
Stando a quanto emerso, Alessandra Spiazzi non stava bene ed era seguita per problemi di natura psicologica: avrebbe sofferto di forte depressione e le liti con il figlio sarebbero state frequenti.
Tuttavia, resta da chiarire se questa situazione possa rappresentare un movente sufficiente per commettere un suicidio e un tentato omicidio.
Negli ultimi tempi, secondo fonti qualificate, la 58enne non assumeva più i suoi farmaci.
In ogni caso, non c’erano mai stati segnali che facessero prevedere il tragico epilogo.
Determinante per ricostruire il quadro è stata la prova dello stub, risultata positiva sulla donna.