Attesi invece il papà e la sorella di Giulia Cecchettin, Gino ed Elena. 

Filippo Turetta non sarà in aula il prossimo 23 settembre per la prima udienza del processo: il 23enne è accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin.
L’assassino reo confesso avrebbe deciso di non presentarsi per evitare di attirare l’attenzione mediatica, cercando di tenere un profilo basso.
Secondo quanto riporta Il Mattino di Padova, non si tratterebbe di mancanza di rispetto nei confronti della corte, ma soltanto di non alimentare il cosiddetto “circo mediatico”.
In aula, saranno invece presenti il padre e la sorella di Giulia, Gino ed Elena.
Turetta è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione e crudeltà, oltre ad altri reati, per i quali rischia l’ergastolo.

Soltanto la Rai presente al processo contro Filippo Turetta

Nel processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto tra Fossò e Vigonovo lo scorso 11 novembre, saranno ammesse solo poche decine di persone e le telecamere della Rai.
Una decisione presa da Stefano Manduzio, presidente della Corte, che ha emanato il provvedimento riservando 18 posti agli addetti ai lavori, le parti processuali.
Ulteriori venti posti saranno riservati ai giornalisti e altrettanti a liberi cittadini interessati a seguire l’udienza. 

Infatti, in vista dell’udienza del 23 settembre, il tribunale ha ricevuto molte richieste da parte dei media per poter riprendere il processo, ma l’accesso sarà strettamente regolato: “Come da provvedimento adottato l’11 settembre 2024 dal presidente della Corte d’assise, verrà garantito il numero massimo di venti posti a sedere per giornalisti ed operatori audiovisivi Rai”.

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Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti: “Preoccupato per la decisione”

Questa scelta ha sollevato molte critiche, soprattutto da parte dell’Ordine dei Giornalisti, che ritiene che l’importanza del processo giustifichi un’ampia copertura mediatica.
A tal proposito, il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, ha espresso la sua preoccupazione motivata dal fatto che “per l’opinione pubblica il rilievo del processo Turetta è sicuramente superiore a quello rivestito da molti altri casi“.
Bartoli ha proposto l’uso di un collegamento remoto per permettere a più persone di seguire il processo e ha suggerito di utilizzare aule più capienti per le udienze successive, come l’aula bunker di Mestre.

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