Sale all’11esimo piano di un grattacielo, poi si uccide gettandosi nel vuoto, è quanto accaduto mercoledì scorso ad un 23enne di Padova. In queste ore, tuttavia, gli inquirenti hanno avviato un’indagine per istigazione al suicidio. La vittima, infatti, avrebbe lasciato delle lettere e alcuni post sui social in cui avrebbe accusato un presunto stalker, conosciuto ai tempi della scuola.
23enne si uccide gettandosi da un grattacielo: le accuse social ad uno stalker
Giorno dopo giorno, tassello dopo tassello, gli inquirenti stanno tentando di ricostruire la tragedia avvenuta a Padova mercoledì scorso. Un 23enne del posto, infatti, è salito su un grattacielo e si è ucciso gettandosi dall’11esimo piano. Nelle 24 ore precedenti al gesto estremo, tuttavia, il giovane via social avrebbe più volte accusato un coetaneo di aver falsificato alcuni contenuti con il suo nome. “Non sopporto più il mio stalker”, avrebbe scritto la vittima in una delle sue ultime Instagram Story, in cui è comparso anche il nome del presunto molestatore.
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Il “testamento morale” nello zaino della vittima
In queste ore, tra l’altro, è stato ascoltato anche il portiere del grattacielo in cui il 23enne si è ucciso, gettandosi dall’11esimo piano. L’uomo, secondo quanto emerso, avrebbe udito il giovane proferire delle frasi sconnesse relative ad una sorta di tesi presente nel suo zaino. Gli inquirenti, infatti, hanno rinvenuto una sorta di “testamento morale” di 5 pagine in cui traspare il medesimo malessere evidente anche dai contenuto social. “Non sopporto più il mio stalker. Quanto vorrei spaccargli i denti. La violenza però non fa per me, io faccio del bene”, sono le ultime parole del 23enne morto suicida.