Non si placano le polemiche sulla terribile vicenda avvenuta a Viareggio, dove una donna, Cinzia Del Pino, ha rincorso, investito e ucciso un ladro che le aveva rubato la borsetta. La donna dal pomeriggio di mercoledì 11 settembre è stata scarcerata e attualmente si trova agli arresti domiciliari. Dal Marocco, tuttavia, la sorella di Said Malkoun, il 47enne ucciso, fa sentire la sua voce e chiede giustizia.
Ruba una borsetta, ma viene ricorso e investito mortalmente: la vicenda
“Neanche un animale si ammazza in questo modo, chiediamo giustizia”, dice, disperata, la sorella di Said Malkoun. L’uomo che ha rubato la borsetta dell’imprenditrice Del Pino è stato rincorso in auto dalla donna, che lo ha investito, passandoli sopra per 4 volte. “Lui all’inizio è rimasto in piedi e quando è caduto ha poi provato a rialzarsi. Volevo colpirlo alle gambe perché non scappasse e non potevo chiamare la polizia perché non avevo il cellulare”. Sono queste le dichiarazioni dell’imprenditrice agli inquirenti. La donna, tra l’altro, dopo aver commesso il fatto sarebbe anche tornata al ristorante in cui era al momento della rapina, per restituire un ombrello. Non una parola, tuttavia, ha proferito sull’accaduto.
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Il grido di dolore della sorella di Said Malkoun
Alla notizia della scarcerazione dell’imprenditrice, dunque, la sorella di Said Malkoun ha deciso di gridare tutto il suo dolore, affinché venga fatta giustizia. La donna, distrutta dal lutto, attraverso “Chouf Tv” ha chiesto a tutti i marocchini e alle autorità di farsi carico della vicenda.
“Siamo consapevoli che Said non si trovasse sulla strada quando è avvenuto l’investimento, ma bensì sia stato investito sul marciapiede. L’autrice del fatto, perciò, è salita con la sua auto con il chiaro intento di investire nostro fratello. Dopo di che si vede bene come scenda, si diriga verso Said, lo guardi con freddezza, risalga e se ne vada. Nemmeno un animale si uccide così”. La donna, infine, conclude: “La nostra famiglia è sotto choc e chiede venga fatta giustizia. Soprattutto, non ci capacitiamo del fatto che all’autrice del fatto siano stati dati solo i domiciliari. Said era una brava persona: tutti coloro che lo hanno conosciuto lo confermano. Chiediamo ai fratelli e le sorelle magrebini di aiutare la nostra famiglia ad ottenere giustizia”.