Nuovi dettagli dell’interrogatorio del giovane: l’ossessione per i coltelli e le storie di nera, la fuga pianificata per evitare le telecamere
Le ultime parole di Sharon Verzeni a Moussa Sangare: “Sei un codardo, sei un bastardo”. Gli ultimi istanti di vita di Sharon Verzeni, barista di 33 anni uccisa a Terno d’Isola nella notte tra il 29 e il 30 luglio, emergono dai nuovi dettagli dell’interrogatorio di Moussa Sangare, il giovane reo confesso. Sharon, colpita a morte, ha trovato la forza di rivolgersi al suo aggressore chiedendogli perché la stesse accoltellando, aggiungendo poi: «Sei un codardo, sei un bastardo».
Sangare ha raccontato al gip di averla seguita, toccata sulla spalla e chiesto “scusa” prima di accoltellarla. «L’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto scusa per quello che stava per accadere – ricorda – Lei ha tolto le cuffiette quando si è sentita toccare. Lei ha sentito la frase. Ho preso il coltello. La prima coltellata l’ho data al petto e il coltello è rimbalzato. Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre o quattro».
A quel punto, le sue ultime parole, poi la chiamata al 112. «Mi ha accoltellato», prima di perdere i sensi e morire all’arrivo in ospedale. «Se lei mi avesse spintonato, probabilmente sarei scappato – continua Sangare – Appena l’ho toccata, ha iniziato a tremare. Nel momento in cui mi sono avvicinato a Sharon sapevo che volevo accoltellarla. Gli uomini che ho incontrato prima li avrei solo rapinati. A Sharon non l’ho rapinata perché lei ha cominciato a urlare e mi è venuta la ‘para’».
Le ultime parole di Sharon Verzeni a Moussa Sangare: “Sei un codardo, sei un bastardo”
Al gip ha spiegato: «Pratico calcio, basket, skate, tiro con l’arco, tiro al coltello. È difficile tirare con il coltello, perché devi guardare quante volte gira. Appena facevo centro, smettevo». Ancora: «I coltelli sono belli, mi piacerebbe comprarne uno a scatto. I coltelli fanno un po’ paura perché se ti scivolano via ti fai male».
L’interrogatorio ha rivelato ulteriori particolari inquietanti, come il gesto di Sangare di “sgozzare” una statua in un parco vicino al luogo dell’omicidio, che presentava effettivamente un segno alla gola. La sua scelta del luogo dell’aggressione, poi, non è stata casuale: «Le altre persone – ha risposto al gip – si trovavano in zone troppo aperte con le telecamere». E per la sua fuga, «Sono passato in mezzo ai campi dove non ci sono telecamere». Tentativo malriuscito, perché proprio da alcune riprese nella zona è stato poi rintracciato.
Sangare ha dichiarato che si trattava del suo primo omicidio e di non averne parlato con nessuno, «nemmeno con i parenti». In tasca aveva però un biglietto riguardante un omicidio del 2021 a Venezia. «Non so perché avessi quel biglietto nel portafogli – ha spiegato – ero interessato a questa notizia. Guardo tanti polizieschi e programmi sulle storie vere. Sono interessato anche ai casi dove l’assassino utilizza coltelli». Ora, gli inquirenti stanno confrontando il suo DNA con la banca dati dei casi irrisolti.