Sono passati 4 giorni dalla terribile strage avvenuta nella notte tra sabato e domenica scorsa a Paderno Dugnano, in cui mamma, papà e il fratellino sono stati uccisi da un 17enne. Riccardo, che da 4 giorni è in carcere, continua a dichiararsi sorpreso dalle azioni commesse. In queste ore, tuttavia, sta emergendo sempre più chiaro l’orrore avvenuto nella villetta di Paderno. Il direttore di neuroscienza del Fatebenefratelli di Milano, intanto, ha detto la sua su un delitto apparentemente senza movente.
Strage di Paderno Dugnano: sarebbero 68 le coltellate inferte dal 17enne alla famiglia
Con il prosieguo degli interrogatori, l’autore della terribile strage di Paderno Dugnano, a poco a poco sta rivelando ciò che lo ha spinto a commettere i tragici omicidi. Il 17enne, infatti, ha parlato di una sorta d’atto di “emancipazione”. “Non mi riesco a dare una spiegazione, non avevo intenzione di uccidere, sono molto dispiaciuto. Quel disagio lo covavo da tempo con pensieri di morte, ma non pensavo di uccidere la mia famiglia, questa cosa l’ho pensata quella sera”, ha rivelato. In queste ore, tuttavia, è emerso che sarebbero state addirittura 68 le coltellate inferte alle 3 vittime. 17 al padre, 12 alla madre e addirittura 40 al fratellino Lorenzo, di appena 12 anni.
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Le parole dell’esperto
Sulla strage di Paderno Dugnano, inspiegabile e attualmente inspiegata, si è espresso anche Claudio Mencacci, direttore emerito dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. “Quello che fa più paura è il funzionamento a camere stagne. Viviamo in una società in cui esiste la realtà rappresentata, mostrata all’esterno, e poi c’è quella più intima, profonda. In cui magari, come in questo caso, si cova l’odio e la frustrazione e in cui regna la solitudine. C’è una distanza immensa tra i due mondi che rappresentavano la vita del ragazzo. Quello con gli amici, in cui emergevano atteggiamenti e sentimenti positivi. E quello vissuto in famiglia in cui è evidente un distacco emotivo. Un’anestesia affettiva che, come emerge dal primo interrogatorio, non avrebbe portato a parole di pentimento. Ma alla constatazione che nonostante il gesto estremo non fosse “scomparso il disagio”. Si sentiva un corpo estraneo nel suo mondo familiare, anche pieno di rancore”.
Secondo lo psichiatra il punto di non ritorno che ha fatto esplodere la rabbia del 17enne sarebbe stata la festa di compleanno del padre. “Probabilmente il giovane ha covato una sorta di invidia maligna, un risentimento che si genera verso la felicità e la serenità di un’altra persona, in questo caso il proprio nucleo familiare. Possiamo immaginare che per lui sia stato insopportabile vedere la felicità negli altri ma questo avviene, senza arrivare al dramma di Paderno, in tante famiglie”.
