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I 4 coltelli in tasca, le minacce a 2 ragazzini, poi l’assassinio di Sharon: chi è Sangare?

Sangare, l'uomo che ha confessato l'omicidio della 33enne Verzeni

I 4 coltelli in tasca, le minacce a 2 ragazzini, poi l’assassinio di Sharon: chi è Sangare? “Soffre di problemi psichici mai diagnosticati”

“L’ho vista e l’ho uccisa. Non so spiegare il perché”. Sarebbero state queste le parole con cui il 31enne Muossa Sangare avrebbe confessato l’omicidio di Sharon Verzeni, la donna trovata morta tra il 30 luglio scorso a Bergamo. Il killer sarebbe l’uomo in bici inquadrato dalle telecamere di via Castegnate. Ad incastrarlo sarebbe stata proprio la marca della bici; Sangare è stato posto in fermo la notte scorsa, mentre si trovava nella sua casa di Suisio.

Chi è Moussa Sangare, l’uomo che ha confessato l’omicidio di Sharon Verzeni

Nato a Milano e residente a Suisio, sarebbe Moussa Sangare ad aver commesso l’omicidio di Sharon Verzeni. L’uomo, 31 anni, disoccupato, avrebbe precedenti penali per maltrattamenti in famiglia, nei confronti della mamma e della sorella. Avrebbe commesso il delitto senza alcuna ragione. Egli stesso, infatti, ha raccontato di essere uscito di casa, armato di quattro coltelli, con l’intento di “eliminare qualcuno”. Poco prima di incontrare la vittima, infatti, il 31enne avrebbe minacciato due ragazzini di 15 e 16 anni, che tuttavia, non hanno presentato nessuna denuncia.

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Le parole della procuratrice

Secondo le prime ricostruzioni, Moussa Sangare, l’omicida di Sharon Verzeni, soffrirebbe da tempo di gravi problemi psichici, che tuttavia, non sono mai stati certificati. Dopo la confessione avvenuta in carcere, la procuratrice Maria Cristina Rota in conferenza stampa ha fatto chiarezza sulla vicenda.

“Stanotte, al termine di serratissime indagini, siamo pervenuti a identificare il soggetto in bicicletta: nel corso della nottata ha prima reso spontanee dichiarazioni, poi piena confessione. Approfitto per lanciare un invito a due ragazzini di 15-16 anni nei cui confronti il presunto autore del fatto di sangue, come da lui dichiarato, prima di scegliere e individuare a caso come vittima la signora Verzeni avrebbe puntato il coltello minacciandoli. Erano presenti sulla scena del crimine e a oggi non si sono ancora presentati. Li invito a presentarsi in una caserma affinché forniscano un riscontro a quanto acquisito. Sarebbe anche un dovere – precisa – visto che potevano dare informazioni utili per ricostruire l’identikit”.

Riguardo al movente, Rota, infine, rivela: “Non c’è stato alcun movente, non si conoscevano e non hanno mai avuto contatti. È uscito di casa con quattro coltelli, con l’intenzione di colpire qualcuno. Gli sarà contestata la premeditazione. Dietro l’omicidio di Sharon non c’è nessun movente religioso, odio razziale o terrorismo. Poteva essere la signora Verzeni o chiunque di noi che transitava”.

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