Di origini colombiane ma residente in Italia fin dall’infanzia. Al momento dello sparo nell’abitazione c’era anche la figlia minorenne
Uccisa con un colpo in fronte dal compagno: chi era Julia, la 33enne di Siena morta. Il caso della morte di Yuleisy Manyoma, avvenuta nella sua casa a Siena, è sotto stretta indagine da parte delle autorità locali. La donna, da tutti conosciuta come Julia, 33 anni e originaria della Colombia, è stata uccisa da un colpo di fucile alla fronte nella sua camera da letto. Il suo compagno, Fernando, di 31 anni, è stato portato in questura e si sta cercando di chiarire se lo sparo sia stato accidentale o intenzionale.
Secondo le prime ricostruzioni, l’incidente è avvenuto il 10 agosto intorno alle 15:30. I vicini, allarmati dallo sparo, hanno subito contattato le forze dell’ordine e i soccorsi, ma purtroppo per Yuleisy non c’è stato nulla da fare. Il personale del 118, accorso immediatamente, ha tentato di rianimarla, ma le ferite erano troppo gravi.
Uccisa con un colpo in fronte dal compagno: chi era Julia, la 33enne di Siena morta
Le indagini sono ancora in corso e si concentrano su diversi aspetti cruciali per determinare la dinamica dei fatti. Il fucile verrà sottoposto a perizia balistica per verificare la traiettoria del proiettile e confrontarla con la versione fornita da Fernando. Inoltre, l’uomo sarà sottoposto al test dello stub, un esame che permette di rilevare tracce di polvere da sparo sui vestiti, per capire se effettivamente ha sparato.
Yuleisy Manyoma era ben conosciuta a Siena, dove viveva da quando era bambina, pur mantenendo forti legami con la comunità sudamericana locale. Lavorava come cuoca in un ristorante in Piazza del Campo e viveva in Strada del Villino con il compagno e la loro figlia di quasi dieci anni.
Uccisa con un colpo in fronte dal compagno: chi era Julia, la 33enne di Siena morta
Al momento dello sparo, in casa c’era anche la bambina, era in un’altra stanza con altre tre persone. Hanno dato l’allarme, ma i tentativi di rianimare la 33enne sono stati vani. Non sarebbero testimoni diretti perché, secondo quanto accertato dai magistrati, si trovavano in altre stanze.
le autorità stanno ascoltando familiari e amici per ricostruire l’accaduto e determinare con esattezza cosa sia successo in quei tragici momenti. È stata disposta l’autopsia, l’arma è stata sequestrata, e sono stati messi i sigilli all’appartamento per potere eseguire ulteriori rilievi.
Interrogato per ore, l’uomo ha sostenuto che “il colpo è partito accidentalmente” mentre maneggiava l’arma. Versione che non ha convinto gli inquirenti, che lo hanno iscritto nel registro degli indagati. La scelta, precisano dalla Procura, anche a sua tutela: gli permetterà di nominare un avvocato e difendersi dalle accuse.