Si chiamava Graziana Helga Todoro, la 40enne che venerdì scorso si è suicidata dal sesto piano di un palazzo di Rimini in cui abitavano i genitori. Assieme a lei, la donna si è portata via anche il figlio di appena 6 anni, morto con lei a causa della caduta da altezza vertiginosa. In queste ore, a giorni dalla tragedia, Gianluca, il fratello della vittima, ha deciso di rompere il silenzio, per rivelare quelle che ha definito “ragioni profonde” della tragedia.

“Mia sorella non era pazza, amava suo figlio”

Graziana che si è suicidata lanciandosi dal palazzo con il figlio, da tempo ormai, viveva una “relazione compromessa” con il suo compagno. Per questo, dunque, avrebbe voluto separarsi e si era anche recata da un’avvocatessa per chiedere informazioni riguardo all’affidamento del figlio. Inoltre, la 40enne da circa un mese aveva avviato un percorso di psicoterapia a causa della depressione. Nonostante la tragedia avvenuta, tuttavia, il fratello della vittima, ha voluto ricordare a tutti che sua sorella amava il figlio più di qualunque cosa. “Graziana non era una pazza. Era una mamma dolce, premurosa e attenta, che amava suo figlio più di qualunque altra cosa: il suo unico interesse era che non gli mancasse nulla e che potesse avere una vita felice”. Quanto fatto, dunque, non sarebbe un gesto improvviso, ma frutto di una situazione familiare difficile.

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Le parole della legale di Graziana, la donna che si è suicidata dal tetto di un palazzo di Rimini

La donna si era recata anche dall’avvocata Elena Guidi, che nei giorni scorsi, al “Resto del Carlino”, ha parlato della vicenda di Graziana, la mamma che si è suicidata con il figlio dal tetto del palazzo. “L’ho incontrata per la prima volta circa un mese fa e mi aveva subito esplicitato la volontà di interrompere la relazione con il compagno – racconta la legale -. Le cose non funzionavano più come un tempo e Graziana mi aveva chiesto un aiuto per la gestione delle pratiche legate all’eventuale affidamento del bambino. Il suo scopo era tutelare Manuel nel modo migliore per garantirgli un futuro felice. Tutto il resto veniva per lei in secondo piano. Ci siamo rivisti circa dieci giorni fa. Ho trovato una donna lucida, molto coerente nelle sue affermazioni. Non c’erano segnali che potessero far presagire un simile gesto. Mi ha parlato di una situazione familiare particolare, le ho consigliato di rivolgersi al centro antiviolenza Rompi il silenzio per un confronto”.

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