L’appello della famiglia: “Chi sa, parli”
Alex Marangon sarebbe morto per “cause violente e non accidentali”: il 26enne sarebbe stato ucciso da più persone. Almeno secondo i suoi genitori, anche e soprattutto in base ai risultati dell’autopsia.
Quattro giorni dopo il ritrovamento del corpo del ragazzo, originario di Marcon (Venezia) sul greto del Piave, gli inquirenti procedono per omicidio volontario.
Chi indaga sta tentando di ricostruire un buco di circa tre ore in cui non è ancora chiaro cosa sarebbe avvenuto. “L’ipotesi più probabile – spiega il procuratore capo di Treviso Marco Martani – è che Alex abbia subito un’aggressione con un corpo contendente e sia finito in acqua dopo qualche minuto, già in condizioni gravissime, e poi sia annegato nel fiume”.
Infatti, l’autopsia ha confermato che le fratture sul lato sinistro del corpo sarebbero compatibili con dei colpi di bastone. Tuttavia, l’arma del presunto delitto non è ancora stata ritrovata.
L’esame autoptico, inoltre, ha evidenziato che il ragazzo sarebbe morto per un’emorragia interna dovuta a un trauma al torace. Il referto ha anche mostrato numerose ferite alla testa, provocate verosimilmente da un oggetto contundente.
Il rito sciamanico
Il corpo di Alex era stato ritrovato sul greto del Piave, quattro chilometri dal punto in cui era stato visto vivo due giorni prima, ovvero la boscaglia che circonda l’abbazia sconsacrata di Vidor dov’era andato per seguire una sorta di rito sciamanico. Si sa anche che il 26enne ha bevuto per due volte l‘ayahuasca, una tisana dall’effetto psichedelico. Due persone che stavano prendendo parte allo stesso appuntamento hanno raccontato agli investigatori di averlo seguito per un po’ e poi di essere tornati indietro perdendolo di vista. E si ripartirà proprio da queste due persone per capire cosa è accaduto. L’autopsia “ha evidenziato una botta sulla parte sinistra della testa, addebitando l’accaduto a più di una persona” – afferma il legale della famiglia Nicodemo Gentile.
E, dopo giorni di silenzio, ha parlato Andrea Zuin, in arte “ZuMuric“, lo sciamano e organizzatore della serata all’Abbazia. “Sono profondamente sconvolto e addolorato per la scomparsa di Alex e per tutto quello che sta emergendo” – ha detto lo sciamano. “Fin da subito abbiamo contribuito alle ricerche – sottolinea, ricordando che la sua musica utilizza strumenti come “catalizzatori di incontri” – e abbiamo fornito informazioni alle forze dell’ordine e continueremo a farlo”. “Mandiamo forza e amore alla famiglia di Alex in questo momento così doloroso, anche attraverso la nostra musica che ad Alex piaceva tanto”.
La famiglia di Alex Marangon: “Chi sa, parli”
Secondo la famiglia, c’è chi sa, “ha lasciato morire Alex senza intervenire e ora resta in silenzio senza riferire la verità”. Di qui l’appello al gruppo di una ventina di persone che erano con lui e hanno partecipato al rito: “L’appello che vi rivolgiamo, con spirito di pietà è di parlare: più persone sanno quello che è successo” – hanno detto tramite l’avvocato Gentile.
Inoltre, Alex avrebbe raccontato a un amico di aver già preso parte a due incontri del rituale e avrebbe manifestato “timori e preoccupazioni” in vista del terzo, quello in cui è morto. Considerando l’esito dell’autopsia, i genitori di Alex Marangon sostengono che il figlio sia stato ucciso da più persone.