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Disabile schiavizzata, 18 anni alla badante aguzzina

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Inflitte pene severe, tenendo conto della gravità dei fatti e del comportamento processuale delle imputate. Condannata anche la madre

Disabile schiavizzata, condannata a 18 anni la badante aguzzina. Cibo scaduto, costretta a dormire sul pavimento o sul balcone anche d’inverno: queste e altre le angherie subite dalla donna. “Portatemi via di qua”: così è iniziata la sua liberazione. Disabile psichica, 55 anni, schiavizzata nel suo alloggio fino a settembre 2021. Ora vive in una struttura protetta, mentre i suoi aguzzini, la badante che doveva prendersi cura di lei e la madre di quest’ultima, sono stati condannati dalla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Alessandra Salvadori.

La Corte ha inflitto pene severe, tenendo conto della gravità dei fatti e del comportamento processuale delle imputate. Michela G. è stata condannata a 18 anni di reclusione, mentre sua madre, Benedetta G., dovrà scontarne 10. Inoltre, le pene accessorie includono l’interdizione dai pubblici uffici, il divieto di assumere incarichi tutelari o di curatela, tre anni di libertà vigilata e il pagamento di una provvisionale di 60 mila euro. Assolto, invece, il marito della badante, Maurilio G. Il pm Antonella Barbera aveva chiesto pene variabili tra i 9 e gli 11 anni per tutti gli imputati. L’accusa era di riduzione in schiavitù.

Disabile schiavizzata, 18 anni alla badante aguzzina

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La vittima, una donna fragile con un disturbo della personalità che la rende incline alla sottomissione, ha vissuto un calvario di umiliazioni, soprusi e violenze per cinque anni, dal 2016 al 2021. Dopo la morte del padre, che aveva affidato la figlia alla badante, la sua vita è diventata un incubo quotidiano. Le punizioni corporali erano un macabro rituale, le faccende domestiche interminabili. La vittima era costretta a dormire sul balcone o sul pavimento, senza un plaid, anche d’inverno. I suoi abiti erano stracci e il suo pranzo consistiva in avanzi o cibo scaduto. “Se prendi una coperta ti ammazzo”, le urlava Michela. “Tu non devi mangiare”, la rimproverava quando la scopriva a rovistare nell’immondizia.

Le violenze erano documentate dai referti medici che dettagliavano lividi lasciati da spranghe di ferro, bruciature provocate dal ferro da stiro e tumefazioni sul volto. I vicini di casa, che sapevano e tacevano, si sono mostrati reticenti di fronte alla Corte. Le imputate hanno respinto le accuse. La testimonianza della badante in aula è stata un concentrato di negazioni.

Gli avvocati Rita Buzzichelli e Fabrizio Laguzzi, rispettivamente tutore e difensore della parte offesa, hanno commentato: “È stata fatta giustizia”. L’avvocato Angelo Ginesi, che assiste madre e figlia, ha replicato: “No, è una sentenza assurda e sproporzionata, quasi da omicidio”.

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