La donna, ancora sconvolta dalla perdita della figlia, accusa: “Questi ragazzi sono stati lasciati lì da soli. Si potevano salvare”
Natisone, la mamma di Patrizia: “Le persone sul ponte non sono intervenute, i video sul suo telefono”. La terribile vicenda dei tre ragazzi uccisi dalla piena del fiume friulano si è conclusa nel peggiore dei modi. La scoperta del corpo di Cristian Molnar nelle gole del Natisone ha lasciato le famiglie e la comunità in preda a dolore, rabbia e molte domande senza risposta. Tra queste, una delle più urgenti è se sia stato fatto tutto il possibile per salvare i giovani.
La famiglia di Patrizia, una delle due ragazze coinvolte, ha espresso il desiderio di fare chiarezza su quanto accaduto e sulle circostanze che hanno portato alla morte dei ragazzi. In particolare, sono emerse preoccupazioni riguardo al comportamento delle persone che erano presenti e che avrebbero filmato la scena con i loro telefoni senza intervenire. La madre di Patrizia ha sottolineato che nel cellulare della figlia, riconsegnato ai genitori dopo l’analisi forense dei dati, è documentato tutto, comprese le reazioni di chi si trovava sul ponte in quel momento.
Natisone, la mamma di Patrizia: “Le persone sul ponte non sono intervenute, i video sul suo telefono”
Secondo quanto riportato, Patrizia aveva allertato i soccorsi prima di essere trascinata via dalla corrente. Il telefono, recuperato durante le ricerche, contiene prove cruciali sulle tempistiche delle chiamate di emergenza, nonché foto e video che illustrano la situazione fino agli ultimi istanti. La madre della ragazza ha raccontato che Patrizia, arrivata sulla spiaggetta all’una e diciotto, aveva scattato una foto e aveva continuato a documentare la scena fino al momento tragico.
«Nel suo telefono c’è tutto. Ci sono le quattro telefonate, ci sono foto e video. Quando è arrivata sulla spiaggetta, all’una e diciotto, ha fatto una foto. Ci sono immagini che mostrano tutto e fino all’ultimo. Anche la gente che era sul ponte. Si potevano salvare. Questi ragazzi sono stati lasciati lì da soli» racconta Mihaela, che ora indossa al polso uno dei braccialetti di Patrizia. «Quando l’hanno trovata aveva ancora addosso tutti i suoi braccialetti e anelli. Adesso li portiamo io e l’altra mia figlia. Ci danno la forza per andare avanti e ci fanno sentire Patrizia sempre vicina».