Macabri e terrificati, sono i dettagli del terribile omicidio avvenuto a Pescara in cui è morto Thomas Luciani. Il ragazzino di 16 anni, secondo i racconti della banda di 7,8 ragazzi che lo ha ucciso nel parco Baden Powel, doveva 250 euro a due 15enni figli di un carabiniere e di un avvocato. Si sarebbe trattata di “una questione di rispetto”, racconta un giovane agli inquirenti, mentre rivela la ferocia con cui i due baby killer avrebbero infierito sul giovane Thomas ormai morto.
I due killer hanno infierito su Thomas ormai morto: i verbali dell’omicidio
Sono agghiaccianti le testimonianze contenute nei verbali della polizia riguardo all’omicidio del 15enne di Pescara. I due 15enni dopo aver accoltellato Thomas per 25 volte, avrebbero infierito sul corpo della vittima ormai morta. “Lo colpivano con calci e sputi mentre era riverso a terra”, i due avrebbero perfino spento una sigaretta sul volto della vittima. “Ciò che emerge è l’assenza di empatia emotiva con un fatto di tale inaudita efferatezza, tale da inveire sul cadavere, recandosi presso lo stabilimento balneare per fare il bagno al mare. Senza chiamare soccorsi o denunciare il fatto alle autorità. Anzi chiacchierare con macabra ironia sul fatto appena avvenuto”.
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“Una questione di rispetto”
Uno dei ragazzi testimoni della tragedia, di appena 15 anni, anche lui figlio di un carabiniere, rivela, sotto shock, di avere ancora in testa i rantoli del 16enne ucciso. “Ero allibito, volevo fermarli ma non sapevo come fare. Sembrava che non ci stessero più con la testa. Nonostante l’accaduto siamo andati al mare a fare il bagno e si è disfatto del coltello che aveva avvolto in un calzino sporco di sangue, lasciandolo dietro agli scogli”. I due giovani killer della ‘Pescara bene’, tra l’atro, avrebbero ucciso e infierito su Thomas ormai morto, per un debito di 250 euro. “Diceva che per lui era diventata una questione di rispetto”, conclude il 15enne.
