La mamma che a Pordenone ha denunciato il figlio per aver violentato una ragazza di 18 anni ora chiede il perdono alla vittima

“Credo che mi figlio abbia violentato una ragazza”. Queste le parole della mamma del 29enne Jair Stiven Sinisterra Colorado che, nella mattinata di lunedì 17 giugno, si è recata nella caserma di via Planton a Pordenone per denunciare suo figlio, portando con sé anche le prove del misfatto. Una madre che ha messo giustizia e rettitudine sopra ogni cosa. Anche più dell’amore che si può provare per un figlio.

“Sono una donna, una madre, ho una figlia e una nipote. Amo mio figlio ma è giusto che paghi se ha sbagliato. Anche se sono distrutta.” Ha riferito la donna a La Repubblica. La sua decisione è scaturita dal fatto che secondo lei non può esistere nessun tipo di giustificazione che possa reggere per una brutalità come quella compiuta da suo figlio: neppure in condizioni precarie a causa dell’uso di alcol o droghe.

Secondo la ricostruzione dei fatti, il 29enne, di origine colombiana, era tornato a casa in piena notte correndo in bagno a togliersi i vestiti così da metterli in lavatrice. Quando il giorno dopo la madre ha cercato di lavarli, tuttavia, ha notato che alcune macchie non andavano via. Cosa che l’ha fatta insospettire parecchio, specialmente perché, proprio in quelle ore, come riportavano i media locali, una diciottenne era stata violentata sull’argine del Noncello mentre rincasava dal turno di lavoro. “Gli ho chiesto se fosse stato lui a violentarla. L’ho pregato di dirmi la verità e, se davvero c’entrava, di consegnarsi. Gli giurai che se mai l’avessi poi scoperto io, ben sapendo che mi avrebbe odiata, non avrei esitato a denunciarlo.”

Non ci è voluto poi molto alla madre prima di unire tutti i tasselli. Mettendo in relazione l’ora dello stupro della giovane con quelle famigerate macchie color fucsia che proprio non volevano andar via dai vestiti del figlio. Macchie che la donna aveva ricollegato a un tipo di spray anti aggressione. “Pregavo che non fosse così. Non ci dormivo la notte: è stata una settimana molto angosciosa. Poi, recarmi dai carabinieri è stato dolorosissimo. Perché amo mio figlio. E anche adesso, ogni tanto mi tornano flash, lo vedo davanti a me e piango. Ma so di poter camminare a testa alta.” Ha commentato la donna mostrando un’incredibile forza di volontà nel fare la cosa giusta.

Malgrado il tormento per aver denunciato il figlio ai carabinieri, la donna continua a pensare soprattutto alla giovane vittima. “Mi si spezza il cuore se penso che si porterà dentro questo trauma per tutta la vita. Immagino che la incontrerò al processo: la guarderò negli occhi e le chiederò perdono per mio figlio. Ma se posso fare qualcosa per lei fin d’ora, sappia che sono qua.”

Poco prima di essere denunciato il 29enne si era già organizzato per fuggire in Spagna. Fondamentale, infatti, anche in questo caso, il contributo di una sua familiare, la sorella, che si è schierata dalla parte della giovane vittima. Ai militari, infatti, ha riferito di aver sentito il fratello parlare al telefono di un viaggio immediato in Spagna.

Chiare ed evidenti le prove che inchiodano l’aggressione: oltre le testimonianze dei familiari e il riconoscimento della vittima, anche le riprese delle videocamere di sorveglianza. Dinanzi al gip, l’aggressore ha affermato di non ricordare nulla dell’accaduto perché era in stato di ebbrezza. Tuttavia ha ammesso chiaramente di riconoscersi nei video che lo ritraggono mentre segue la sua vittima. Poco prima di violentarla.

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