Noemi Zanella a 7 anni, il 21 settembre 2021, lasciò Cesena con la mamma per andare in Polonia e di lei si persero le tracce. Dopo quasi 3 anni, tuttavia, il papà di Noemi Zanella, che non si è mai arreso all’idea di aver perso sua figlia, l’ha ritrovata e da giovedì la bimba è tornata in Italia. L’uomo, nelle scorse ore ha raccontato l’inferno che ha vissuto negli ultimi 3 anni, fino a quando, grazie ad una lettera anonima, è riuscito ad individuare la piccola Noemi.

Ritrovata Noemi Zanella: parla il papà

Proprio dalla lettera giunta da un ignoto, “un angelo”, che il papà di Noemi Zanella, parte. “Era spedita con posta prioritaria, scritta in un italiano imperfetto. Chi l’ha mandata è un polacco, sicuramente, supponiamo che si tratti di un parroco o di qualcuno che fa riferimento ad associazioni come la Caritas. Ci ha detto che nostra figlia e sua madre si trovavano a Rzeszòw, ai confini con Ucraina e Bielorussia. In un condominio che sembra un alveare, che conta 300 appartamenti. Avremmo voluto portare a termine le procedure in maniera tranquilla entrando con permesso. Solo che quando qualche agente della Polizia ha scoperto che eravamo in arrivo, ha avvertito la madre che è scappata”.

L’intervento è stato fatto in strada, un nostro detective che avevamo incaricato ha capito tutto e mi ha avvertito: erano nell’oratorio della chiesa vicina. La mia ex compagna è scappata dal retro, le abbiamo raggiunte ma lei si è attaccata alla bambina, che era spaventatissima. La parte più difficile è stata separarle. Poi il giudice ha ordinato di separare madre e figlia, io e mia mamma, abbiamo preso Noemi e l’abbiamo caricata in auto. Ora dobbiamo occuparci del reinserimento di Noemi in società. Quando aveva 7 anni sapeva parlare in italiano, in questi giorni però ha parlato solo polacco”.

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Le minacce ricevute”

Il papà di Noemi Zanella, infine, si dice preoccupato per le minacce che gli sono giunte e per la poca collaborazione mostrata dalla polizia polacca. “Ho ricevuto telefonate di minacce, devo stare attento sia alla mia incolumità sia alla possibilità di un successivo rapimento. Mia figlia in Polonia non era nemmeno stata inserita nel registro delle persone scomparse”.

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