Marcello Colafigli era l’ultimo boss della Banda della Magliana: conosciuto anche come il “Bufalo” di Romanzo Criminale
In mattinata è stato arrestato Marcello Colafigli, detto Marcellone, l’ultimo boss ancora a piede libero e in attività (e vivo) della famigerata Banda della Magliana. Malgrado l’età avanzata (70 anni) e il fatto che fossero passati decenni dallo scioglimento del nucleo criminale di cui faceva parte, Colafigli controllava ancora lo spaccio nel quartiere.
Ai suoi ordini, infatti, c’erano circa cinquanta spacciatori che gestivano il commercio di droga nello stesso quartiere che quarant’anni fa fu la roccaforte di un impero del narcotraffico italiano guidato da Enrico De Pedis, Francesco Giuseppucci e Maurizio Abbatino. Nel film e nella serie televisiva Romanzo Criminale, tratti dall’opera di Giancarlo De Cataldo, Colafigli ha ispirato il personaggio del Bufalo.
Quest’ultimo è il personaggio più “irriducibile” dell’intera organizzazione criminale. In poche parole, quello che non voleva scendere a patti con nessuno, il più violento. Il più vendicativo tra loro. Ma tra fiction e realtà ci sono molti punti in comune con il vero profilo di Marcello Colafigli.
Nasce a Poggio Mirteto in Sabina nel 1953. Sua madre muore partorendolo e nel parto non ce la fa nemmeno il suo fratello gemello. Cresce nel quartiere della Magliana con l’amico fraterno Franco Giuseppucci detto “Er Negro” (il “Libanese” di Romanzo Criminale), con il quale organizza svariate rapine. Studia all’istituto per Geometri ma viene spesso coinvolto in attività criminali nel quartiere, anche per via della sua stazza. Sarà proprio Giuseppucci a farlo entrare nella Banda, formatasi dall’unione del gruppo della Magliana con quello dei “Testaccini”, di cui è capo Enrico De Pedis detto “Renatino” (o il Dandy in Romanzo Criminale).
Gli inizi nella Banda
Colafiori prende parte a quella che è considerata a tutti gli effetti la fondazione della Banda: il sequestro e l’omicidio nel 1977 del Duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. Parteciperà anche all’assassinio di Franco Nicolini, ovvero Franchino Er Criminale, all’esterno dell’ippodromo di Tor di Valle, nel 1978.
La sua area di competenza per tutti gli anni Settanta e Ottanta era la zona della Magliana e di San Paolo. Ma la prima vera rottura nella Banda si avrà con l’assassinio di Giuseppucci il 13 settembre del 1980 per mano (almeno secondo i membri dell’organizzazione) del gruppo dei Proietti, conosciuti come i “Pesciaroli”. È infatti Colafigli a elaborare e mettere in piedi quella che è a tutti gli effetti una vendetta contro il clan rivale. Nello scontro a fuoco a Monteverde del marzo del 1981, insieme a Antonio Mancini, fredda Maurizio Proietti, detto “il pescetto”.
Lui e Mancini provano a scappare dalla polizia, facendosi scudo anche con un bambino ma vengono raggiunti e arrestati. Inizia così la sua seconda vita tra carceri e manicomi criminali, dove entra ed esce spesso per mezzo di perizie a lui “favorevoli”. Proprio nei primi anni della sua detenzione il rapporto con la Banda inizia a scemare. Specialmente per il fatto che a comandare, all’esterno, c’è De Pedis. Cosa che Colafigli non riesce proprio a sopportare, accusando Renatino di non sostenere più i membri del gruppo all’interno delle carceri. Così, in combutta con Edoardo Toscano, altro membro di spicco del gruppo ancora latitante, inizia a organizzare l’uccisione di De Pedis. Ma quest’ultimo gioca d’anticipo a fa rintracciare e assassinare Toscano.
È solo nel 1989 che Marcellone, dopo essere evaso dal manicomio e scappato all’estero, riesce a prendere contatto con altri membri della Banda. Per organizzare poi, nel 1990, l’assassinio di Renatino De Pedis (il 2 febbraio) in via Pellegrino, freddato da due killer assoldati per il compito.
L’arresto questa mattina
L’operazione di questa mattina ha portato alla notifica di 28 misure cautelari nei confronti di individui accusati di far parte di un’associazione criminale finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Oltre che di tentata rapina, tentata estorsione, ricettazione e possesso illegale di armi, favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena.
L’inchiesta che ha portato all’arresto di Colafigli ha avuto inizio nel giugno 2020. È stata diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e portata avanti dal Nucleo Investigativo dei carabinieri. Il noto criminale faceva arrivare le partite di droga direttamente dalla Colombia, attraverso la Spagna. Questo grazie ai buoni rapporti con membri della ‘ndrangheta, della camorra e della criminalità foggiana.
Colafigli, condannato a diversi ergastoli, è stato arrestato questa mattina mentre si trovava in libertà vigilata.