L’uomo afferma che il colpo fatale sia stato accidentale e non volontario, come sostiene invece l’accusa. “Esasperato da lei”
Omicidio Sofia Stefani, la donna «Mi perseguitava, mi disse che era incinta». Così l’ex capo dei vigili di Anzola dell’Emilia Giampiero Gualandi, 62 anni. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio pluriaggravato della sua ex collega e amante, proprio la Stefani, 33 anni. Il gip sostiene che Gualandi fosse «esasperato da Sofia Stefani e per questo ha deciso di ucciderla». Claudio Benenati, avvocato dell’uomo, ha richiesto la scarcerazione o, in subordine, i domiciliari, sostenendo che non sarebbe provata la volontarietà dell’omicidio.
Gualandi afferma che il colpo fatale sia stato accidentale e non volontario, come sostiene l’accusa. Ha poi raccontato di una gravidanza che la vittima avrebbe inscenato per costringerlo a non lasciarla: «Mi aveva detto di essere incinta, ma poi mi aveva confessato che non era vero». Gualandi sostiene che questa circostanza non l’avrebbe portato a decidere di ucciderla, poiché «ne avevo parlato anche con mia moglie e lei aveva detto che l’avremmo affrontato insieme».
Omicidio Sofia Stefani, l’ex comandante Gualandi: “Mi disse che era incinta”
Secondo il giudice, Gualandi aveva l’intenzione di uccidere. Questo spiegherebbe perché abbia portato nella stanza la pistola e il kit di pulizia dell’arma, preparando elementi utili a corroborare la sua versione del colpo partito per errore. Quel giorno, Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano sentiti diverse volte. Ci sono state almeno 15 chiamate in uscita dal telefono della donna verso l’ex comandante. Lei voleva continuare la relazione, mentre lui voleva troncarla, come dimostrano i messaggi in chat.
Quando Sofia è arrivata al comando intorno alle 16, Gualandi l’aspettava. I due si sono chiusi in una stanza e hanno iniziato una discussione. Sofia ha insistito per proseguire il rapporto, e Gualandi, «esasperato», secondo il giudice, ha impugnato la pistola e l’ha puntata verso di lei, premendo il grilletto. Successivamente, Gualandi ha chiamato il 118, simulando una tragica fatalità, e ha affermato che lo sparo era partito accidentalmente durante una colluttazione mentre puliva l’arma.