La donna ha sollevato accese accuse riguardo a presunte violenze e maltrattamenti subiti dal figlio durante il suo arresto negli Stati Uniti

Vlasta Studenicova, madre di Matteo Falcinelli, ha sollevato accese accuse contro la polizia statunitense. Sotto la lente la “tortura e mi permetto di dire, a mio avviso, anche arresto infondato: hanno fatto una cosa disumana, che mi ricordo di aver visto a scuola quando ci facevano vedere film di come la Gestapo torturava i prigionieri nei campi di concentramento. Hanno superato ogni limite”. Matteo, per decisione dei suoi legali, non può esprimersi pubblicamente. La madre agisce però come sua portavoce, raccontando dettagli sconvolgenti dell’evento che ha coinvolto il giovane.

«Se la violenza negli Stati Uniti è toccare involontariamente la targhetta di un ufficiale, allora quello che hanno fatto a Matteo come lo vogliamo chiamare?», ha detto all’Ansa dalla Florida International University. L’incidente è avvenuto la sera dell’inizio dello spring break. Matteo aveva deciso di festeggiare con un drink al Dean’s Gold, un locale che successivamente si è rivelato essere per soli uomini. Secondo quanto riferito da Studenicova, il figlio sarebbe stato avvicinato da una donna che gli avrebbe offerto servizi sessuali a pagamento, ma Matteo avrebbe rifiutato. Poco dopo, avrebbe iniziato a parlare con un’altra ragazza, Giselle, e successivamente avrebbe avuto un black out.

“Il nostro sospetto è che gli abbiano somministrato delle droghe – spiega Studenicova – Verso le due Matteo decide di andare a casa e va a pagare, da quel momento è totale backout, non si ricorda assolutamente nulla fino alle 3.38 quando lo arrestano e gli premono la testa contro l’asfalto. Lì ricorda la forte pressione sulla testa e quello è il primo ricordo, quindi lui non sa per quale motivo si trova in quella situazione e cosa è successo”.

Matteo Falcinelli, la denuncia della madre: “Mio figlio torturato”

L’intera vicenda ha avuto ripercussioni legali, con Matteo che è stato accusato di tre reati. Tuttavia, la madre sostiene che l’accusa iniziale di “trespassing” è stata scartata dal locale, impedendo l’accesso alle registrazioni delle telecamere. La madre ha anche sollevato critiche sul trattamento ricevuto da Matteo in carcere. Spiega infatti che non è stato avvertito il consolato né i familiari, come previsto dalla legge in caso di ferite.

La prima udienza del processo, il 26 marzo, si è conclusa con un nulla di fatto, poiché le accuse non erano ancora state formalizzate. Tuttavia, sono state avanzate richieste di libertà vigilata e di partecipazione a un corso per la gestione della rabbia. Il giudice ha rinviato la decisione, consentendo a Matteo di viaggiare per un periodo determinato.

Nonostante le difficoltà, Matteo ha concluso il semestre con successo. Intende tornare negli Stati Uniti per completare i suoi studi, nonostante l’incidente abbia rallentato i suoi piani. La madre, commossa, racconta il desiderio del figlio di non essere lasciato solo e di essere abbracciato, sottolineando il trauma che ha vissuto a seguito dell’evento. “Mamma, neanche da bambino ho avuto un bisogno di un abbraccio come adesso. Anche di Marco e vorrei che non mi lasciaste più. Da quel momento dormo abbracciata con lui. Ha gli incubi, chiede di non fargli del male”.

Continua a leggere su Chronist.it