Era marzo 2022 quando Jasmine Thomas, di Melbourne, decise di farla finita, bruciando l’auto con all’interno anche le sue due figlie di 3 e 6 anni. In questi giorni, le indagini sono giunte alla conclusione che la donna, che soffriva da tempo di depressione, avrebbe avuto bisogno di aiuto. “Nonostante la protezione dell’infanzia e la polizia di Victoria abbiano espresso preoccupazione per la sua salute mentale, non ha ricevuto alcuna assistenza formale o diagnosi. Poiché non è stata valutata come gravemente malata e non desiderava impegnarsi”, ha rivelato il coroner.

La ricostruzione della tragedia

La donna che ha bruciato l’auto con all’interno le sue figlie, infatti, da tempo ormai soffriva di depressione post-parto. La sua condizione psichica, tra l’altro, si era aggravata in seguito al lockdown dovuto alla pandemia. Jasmine, che nel frattempo aveva rinunciato al suo lavoro da infermiera, più volte aveva provato a chiedere aiuto. Assistenti sociali, psichiatri, addirittura la polizia, tutti alla fine erano concordi nel giudicare la donna come non gravemente malata. Poi, una sera del marzo 2022, la donna, che aveva proposto alle sue 2 bimbe di cenare in un fast food, fu pervasa dal male oscuro che la opprimeva.

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Brucia l’auto con le figlie all’interno: lo strazio del marito

Infatti, invece di raggiungere il luogo della cena, lungo la strada decise di fermarsi in una pompa di benzina, riempire una tanica e bruciare l’auto con sé stessa e le sue due figlie all’interno. Sotto shock, il marito durante un’udienza ha dichiarato: “Jasmine, ha fatto del suo meglio. Vorrei che avesse cercato di più aiuto. Ha lottato per interagire con le persone e fare amicizia. Forse non ne poteva più ma nel frattempo ha portato via anche i miei beni più preziosi”.

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