A parlare il sommozzatore capo Giuseppe Petrone: “È come la Costa Concordia, si va avanti a tentoni”. Sono ancora 4 i dispersi

Suviana, le difficili operazioni di ricerca. Giuseppe Petrone, responsabile del servizio sommozzatori dei Vigili del fuoco, sta affrontando una delle missioni più impegnative della sua carriera: coordinare le squadre di colleghi impegnati nella ricerca dei quattro tecnici dispersi nell’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi. Petrone, 49 anni, ha paragonato la situazione al disastro della Costa Concordia, sottolineando che anche in questo caso stanno procedendo “al tatto”, in un ambiente particolarmente ostile e di totale devastazione.

Petrone ha spiegato che in acqua non hanno alcuna visibilità, sono praticamente al buio e non vedono tutte le insidie a cui possono andare incontro. L’operazione richiede di muoversi “al tatto” tra i detriti e i pericoli nascosti. L’incremento del livello dell’acqua, che cresce costantemente di «25 centimetri l’ora», rappresenta una delle maggiori sfide per i sommozzatori.

Suviana, le difficili operazioni di ricerca

Un altro fattore che complica il movimento tra le macerie è il materiale pesante che non sanno come e dove spostare a mani nude. Petrone racconta che ci si muove con estrema fatica: per fare appena due metri ci possono volere anche venti minuti.

La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nelle operazioni di ricerca. I sommozzatori si affidano a un “ombelicale” per restare collegati a una centralina di superficie che fornisce aria e permette la trasmissione delle immagini catturate sott’acqua. Petrone descrive l’esperienza come “camminare in una stanza che non si conosce che è completamente arredata e totalmente al buio”. Nonostante l’assenza di tracce dei dispersi fino ad ora, il team rimane sul posto, determinato a proseguire le ricerche «fino a quando non riusciremo a trovarli tutti».

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