Gil Catyong era un cuoco 42enne d’origini filippine che viveva a Grosseto, morto in circostanze ancora poco chiare il 15 marzo scorso. L’uomo, secondo le informazioni al riguardo, da giorni aveva la febbre e soffriva di un forte gonfiore alle mani. Le sue condizioni si erano aggravate giorno dopo giorno, tanto da spingerlo, il 12 marzo, ad andare all’ospedale Misericordia di Grosseto. Qui però, in seguito agli esami era stato dimesso e 3 giorni dopo è morto.
Cuoco morto dopo essere stato dimesso dall’ospedale: la ricostruzione della tragedia
In queste ore, la procura di Grosseto ha deciso di vederci chiaro: Gil Catyong, cuoco 42enne morto dopo le dimissioni dall’ospedale, poteva essere salvato? Saranno i risultati dell’esame autoptico a chiarire se si sia trattato di fatalità o se il decesso è responsabilità dell’ospedale. Gil dall’inizio del mese di marzo aveva iniziato ad avere una persistente febbre. Poi dopo alcuni giorni le sue mani si erano gonfiate tanto da rendergli impossibile alzargli il gomito. Per questo l’uomo ha deciso di recarsi al pronto soccorso di Grosseto. Tuttavia, nella struttura sanitaria, dopo i primi esami, i medici non rilevando nulla di anomalo lo hanno dimesso. Nei 3 giorni successivi, che hanno preceduto la morte, però, il 42enne si è aggravato sempre più. Fino a quando, il 15 marzo scorso, è deceduto all’interno di un’ambulanza, nel tragitto che lo stava riconducendo in ospedale.
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La giustificazione dell’Asl
Sul caso del cuoco morto dopo essere stato dimesso dall’ospedale, è intervenuto il dottor Mauro Breggia, direttore del Dipartimento Emergenza-Urgenza. “Il paziente, arrivato al pronto soccorso qualche giorno prima per patologia di lieve entità, era stato dimesso a fronte di un quadro di salute buono che lo consentiva. A seguito del doloroso successivo evento, al fine di fare chiarezza sulle cause, la direzione Deu ha richiesto il riscontro diagnostico e ha segnalato, come da prassi, il caso all’autorità giudiziaria. L’azienda, profondamente dispiaciuta per l’accaduto, si unisce al dolore dei familiari”.