Nella notte di martedì 19 marzo, Gionatan Vittori è morto a soli 15 anni, dopo essere caduto dal tetto della sua casa di Fermo. Il giovane intorno alle 3 di mattina è salito sul tetto e per via del pavimento scivoloso è precipitato. Il suo corpo è stato ritrovato ormai privo di vita alle 7:00 di mattina. Inizialmente le forze dell’ordine non avevano escluso nessuna pista, compreso quella del gesto estremo. Tuttavia, in queste ore è emersa la verità: il 15enne era salito sul tetto per fotografare il cielo.

Il dolore della mamma della vittima

Nel pomeriggio di giovedì 21 marzo si sono celebrati i funerali del giovane Gionatan Vittori, promessa della pallavolo morta cadendo dal tetto di casa sua. La mamma del ragazzino, Marzia Brancozzi, ha espresso tutto il suo dolore in un post su Facebook. “Angelo mio adorato possa gioire in cielo con il Signore che ha permesso che fossi strappato da me, dai miei abbracci, dai nostri abbracci, da noi, dai tuoi cari, dai tuoi amici”. “Un talento scomparso troppo presto”, così invece lo ricorda lo staff dell’associazione sportiva M&G Scuola Pallavolo.

Potrebbe interessarti anche: ‘Myrta Merlino lascia Pomeriggio5, Amadeus sbarca a Mediaset’

Gionatan Vittori, morto a 15 anni: la verità in un sms

In seguito al ritrovamento del cadavere del ragazzino, gli inquirenti non avevano escluso il gesto stremo. Tuttavia, a svelare la triste e assurda realtà sono stati i messaggi WhatsApp che il giovane aveva scambiato con un amico poco prima della tragedia. Gionatan Vittori, morto a 15 anni, voleva fotografare il cielo notturno. È questo quanto emerso dall’indagine del cellulare della vittima. Il 15enne, infatti, voleva corredare una sua ricerca scientifica con delle foto, un modo per arricchire e dare un tocco personale a un compito di scuola. Sotto shock e con le lacrime agli occhi, lo zio di Gionatan ha commentato la tragedia. “Era un ragazzo tanto intelligente, molto vispo, molto ironico, amante della vita e delle cose belle che la vita offre. Una leggerezza a 15 anni si può commettere, ma è una leggerezza che gli è costata la vita”.

Continua a leggere su Chronist.it