Durante un pigiama party l’11enne Tommie-Lee è morto a casa di un amico per colpa di una sfida mortale social denominata “chroming”

Una tragedia che ha sconvolto un’intera comunità quella accaduta all’11enne britannico morto a un pigiama party davanti ai suoi amichetti. È accaduto a Lancaster, in Inghilterra sabato 2 marzo. La polizia locale ha riferito che le indagini sono ancora in corso, ma la famiglia del piccolo Tommie-Lee Gracie Billington è già convinta che si tratti di una morte causata dai social. E in particolare da una sfida denominata “chroming”. A riferirlo è Tina Burns, nonna della vittima, con un messaggio su Facebook. “È stata colpa di una sfida social.” Ha detto.

“Non ho mai provato un dolore come questo.” Continua la donna. “Ti amo così tanto. Eri il mio bambino, sarai per sempre nel mio cuore. Mi assicurerò che il tuo nome e il tuo bellissimo viso aiutino altre famiglie a non soffrire e non provare questo dolore profondo.”

Inoltre la Burns, parlando con il quotidiano locale The Lancashire Post, ha chiesto alle autorità di mettere al corrente la gente della pericolosità dei social per i più giovani. “Abbiamo bisogno che la causa, il motivo, venga reso noto dai media. Bisogna far sapere cosa ha ucciso mio nipote. È morto all’istante dopo un pigiama party a casa di un amico. I bambini avevano provato la challenge ‘chroming’. E Tommie-Lee è andato immediatamente in arresto cardiaco. L’ospedale ha fatto di tutto per cercare di riportarlo in vita, ma non ha funzionato.”

Cos’è il “chroming”?

Il cosiddetto “chroming” è quell’atto, pericolosissimo, in cui si inala una sostanza chimica, e tossica per l’uomo, come quelle presenti nella benzina, nella colla, nella vernice, nei prodotti per la casa o in una bomboletta spray. Per raggiungere uno stato di leggera assuefazione in un breve tempo. Un procedimento di questo pipo può causare danni cardiaci, al fegato, ai polmoni, al cervello, ai reni o soffocamenti. L’intera famiglia di Tommie-Lee, dopo la sua morte, si sta battendo per evitare che tragedie come questa possano ancora accadere a minorenni in presenza di social. “Stiamo in prima linea affinché venga imposto il divieto di accesso ai social ai minori di 16 anni.” Ha concluso la nonna.

Continua a leggere su Chronist.it