Il messaggio ritrovato sul telefono di Alberto Pittarello potrebbe aprire nuove ipotesi sui motivi che hanno portato all’omicidio di Sara Buratin

Nel corso delle indagini sulla morte di Sara Buratin, è stato scoperto, dall’analisi del telefonino, l’ultimo messaggio whatsapp inviato da Alberto Pittarello, prima delle 10 di martedì mattina, in cui ha cercato di parlare con il suo migliore amico, con il quale condivideva soprattutto la passione per le escursioni. Il messaggio in questione, tuttavia, è di difficile interpretazione. “Come va?”. Ha scritto. E la replica dell’amico è stata concisa: “Sto lavorando”.

Per gli inquirenti potrebbe essere stata una richiesta d’aiuto. Forse la speranza da parte di Pittarello di trovare qualcuno che lo facesse desistere dall’assassinare la compagna Sara Buratin. Di compiere, insomma, un gesto che aveva studiato a fondo nei giorni precedenti. Un omicidio premeditato, come si evince da numerosi aspetti dell’indagine. Pittarello, infatti, aveva chiesto un giorno di ferie una settimana prima del delitto. E quello stesso giorno la compagna, assistente dentista, aveva il giorno libero.

Lui, dunque, aveva fatto di tutto affinché s’incontrassero. Il 39enne ha contattato l’ex suocera per riferire che sarebbe passata a casa per lasciare lo scooter di Sara. “Vieni pure, io non ci sono, ma troverai lei.” Ha detto la donna. Pittarello, dunque, sapeva perfettamente che la 40enne Sara Buratin sarebbe stata sola. Così l’ha raggiunta a casa e quand’era di spalle l’ha accoltellata venti volte, due delle quali si sono rivelate fatali. A trovare il corpo senza vita della donna è stata sua madre di ritorno. Del 39enne nessuna traccia. Si era già dato a una fuga disperata che l’ha portato a gettarsi nel fiume Bacchiglione con il suo furgoncino. Poco prima, però, ha scagliato fuori dal finestrino il suo telefono. Un gesto che è stato interpretato come un definitivo modo per non essere più trovato.

Il suo corpo senza vita, tuttavia, è stato recuperato in un canale vicino casa della suocera, due giorni dopo. A far credere agli inquirenti che avesse progettato tutto ci sono anche le testimonianze degli compagni di calcetto. Incontrati da Pittarello la sera prima del delitto. “Lunedì era venuto all’allenamento come sempre.” Chiarisce il dirigente Stefano Luise. “Venerdì c’era stata la partita e aveva anche segnato, ma da qualche tempo era abbattuto, si era confidato con me e con i ragazzi dicendo che la storia con Sara era finita e che lei se ne era andata. Abbiamo tutti cercato di consolarlo, era molto demoralizzato.”

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