Lunga circa 15 metri e dal peso di cinquemila chili, avrebbe dovuto sopportare il peso di un centro commerciale a pieno regime
Le indagini sul crollo del cantiere Esselunga di Firenze si stanno concentrando sulla trave che è crollata. Questa trave, lunga circa 15 metri e dal peso di cinquemila chili, avrebbe dovuto sopportare il peso di un centro commerciale a pieno regime una volta terminati i lavori. Tuttavia, è venuta giù mentre gli operai stavano gettando del cemento. Questo ha sollevato interrogativi su un possibile errore di progettazione.
Le indagini stanno esaminando anche la qualità del materiale del prefabbricato e del dente che avrebbe dovuto sorreggere il pilastro. La trave è stata prodotta dalla Rdb Italprefabbricati, un’azienda rilevata dalla famiglia D’Eugenio dopo il fallimento della Rdb di Piacenza.
La procura sta “congelando” la situazione del cantiere al momento del crollo, una fase molto delicata dell’inchiesta, poiché avviene contemporaneamente alle ricerche dell’ultimo disperso.
Crollo al cantiere Esselunga, perché la trave ha ceduto perché “non fissata bene”
Secondo quanto riferito dal personale della Rdb di Atri, la trave avrebbe avuto bisogno di un ulteriore fissaggio, che non sarebbe avvenuto quando invece sono iniziate le operazioni di “gettata”. Gli inquirenti stanno accertando anche questo aspetto e il ruolo che questa ipotetica “dimenticanza” avrebbe avuto nella dinamica del cedimento.
Gli inquirenti stanno anche considerando se l’inizio dello stendimento del cemento della soletta, avvenuto pochi minuti prima del crollo, potrebbe essere stato sufficiente a far venire giù la trave. In assenza di un errore nella produzione dei prefabbricati, si ipotizza che lo “scheletro” della futura Esselunga possa essere stato edificato portandosi dietro un errore di progettazione.
Crollo al cantiere Esselunga, “errore di progettazione” nella trave
Il 19 febbraio, Renzo Berti, direttore della prevenzione della Asl Toscana centro, è arrivato sul luogo del disastro. Ha affermato che l’ultima verifica sulla sicurezza risale al 12 gennaio e che non è stato rilevato nulla di anomalo.
Il procuratore Filippo Spiezia ha sottolineato che, dopo le prime verifiche, sembrerebbe emergere l’irregolarità sul territorio italiano di alcuni lavoratori. Una delle vittime nordafricane avrebbe avuto un permesso di soggiorno rifiutato nel 2020.