Oggi si è tenuto il funerale di Antonella, Kevin ed Emanuel: le parole del giudice sul macabro triplice omicidio di Altavilla Milicia (Palermo)

“Non si è trattato di un raptus”, sono le parole del giudice per le indagini preliminari di Termini Imerese, che racconta le atrocità del triplice omicidio di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Oggi si sono tenuti i funerali delle tre vittime: Antonella Salamone, 40 anni, Kevin Barreca, 16, Emanuele Barreca, 5. Secondo i loro carnefici, ovvero gli stessi familiari Giovanni e Miriam (rispettivamente marito e padre / figlia e sorella), erano “posseduti dal demonio”. Una storia che ha inquietato l’Italia e ha riacceso i riflettori sulle sette religiose e demoniache e sull’inquietante contorno drammatico che orbita attorno alle medesime.

Don Salvo Priola ha celebrato il funerale per l’addio ai tre componenti della famiglia. Della quale sono vivi, ora, solamente Giovanni Barreca e la figlia Miriam, entrambi in carcere. Alla cerimonia c’erano anche i nonni materni, mamma e papà della 40enne e nonni dei ragazzi. Non era presente alcun componente della famiglia Barreca. “Ogni particolare rende particolarmente atroce la dinamica criminale posta in essere dagli indagati, con particolare pervicacia ed intenzionalità”, ha fatto sapere il gip nell’ordinanza di custodia cautelare per la convalida dell’arresto dei complici. A contribuire ai macabri fatti anche Sabrina Fina e Massimo Carandente, gli “amici” di Giovanni Barreca. Proprio loro avrebbero instillato il pensiero di una presenza demoniaca nella famiglia.

Il racconto del gip: “Caffè amaro per indurre il bimbo di 5 anni al vomito, Kevin legato con catene a mani e piedi per non farlo respirare, Antonella colpita per giorni con la padella”

Il racconto del gip è agghiacciante. Le torture inflitte ai ragazzi e alla donna sono indicibili:

“Sono stati torturati attraverso l’uso di un asciugacapelli rovente su alcune parti dei loro corpi e sulla bocca, attraverso l’uso di alcuni attrezzi da camino incandescenti su varie parti del corpo, sono stati colpiti più volte con una padella”.

È quanto si legge ancora nella convalida d’arresto della coppia che la famiglia Barreca stava ospitando in casa, Massimo e Sabrina.

Ed ancora:

“Al piccolo Emanuel veniva, inoltre, iniettato del caffè amaro in bocca al fine di indurlo al vomito e li povero Kevin veniva legato alle mani e ai piedi con delle catene dietro la schiena in modo da impedirgli al respirazione, sebbene lo stesso abbia strenuamente tentato di difendersi provando ad aggredire la coppia Carandente-Fina”.

Quindi, in merito a Sabrina Fina e Massimo Carandente, i due hanno agito “in preda ad una forma di delirio mistico”. Questo si evince:

“…da quanto rappresentato dall’unica testimone oculare delle torture e delle uccisioni dei familiari, ritenendo di agire in esecuzione della volontà di Dio per allontanare i demoni presenti all’interno di quel nucleo familiare”.

“Non è stato un raptus”

Non un momento di follia improvviso, un raptus tale da far precipitare la situazione in un attimo. C’era premeditazione. C’era e c’è ancora la forte convinzione dell’influenza religiosa e demoniaca in queste atroci azioni. I Barreca non hanno fatto nulla per mascherare tale delirio, manifestato anche al telefono quando Giovanni ha allertato i carabinieri pochi attimi dopo il triplice omicidio, costituendosi.

“Tale forma di delirio non può ritenersi però, in alcun modo, un frangente di estemporanea perdita di controllo, in quanto la loro ferma convinzione ha portato i tre correi a riunirsi per giorni all’interno dell’abitazione familiare Barreca- Salamone ponendo in essere diversi agiti criminosi ai danni delle stesse vittime, prima di decidere consapevolmente di cagionarne la morte in modo particolarmente efferato. Il corpo di Antonella Salamone veniva addirittura dato alle fiamme ed il suo cadavere veniva occultato dagli stessi indagati, alla presenza dei tre figli della stessa, i quali sono stati costretti a presenziare a tali atroci gesti ai danni della loro madre”.

I ragazzi intanto si ribellavano come potevano, perlopiù Kevin, il 16enne, che inveiva contro la coppia di amici di Giovanni e si difendeva con tutta la forza che aveva in corpo, secondo le indagini coordinate dalla procura di Termini Imerese. Pare inoltre che, nel delirio del momento, Sabrina Fina abbia subito un violento morso proprio da parte del giovane in un frangente di lotta estenuante. Inoltre, “aveva tirato anche un quadro al marito Carandente, colpendolo al collo”. Questa collisione è stata raccontata in prima battuta dalla stessa Fina, che tuttavia continua a sostenere di aver presenziato nella villetta dei fatti “solo per placare gli animi”.

Ad ulteriore conferma di ciò, vi è agli atti anche un referto medico delle ore 16 dell’11 febbraio scorso, che attesta come fosse stato medicato “il polpaccio sinistro di Fina Sabrina, la quale presentava segni ed ematomi sulle braccia, e che la stessa dichiarava di essere stata aggredita fisicamente”. Il gip:

“Infine, aggiungeva che prima di andare via dall’abitazione di Altavilla Milicia aveva lasciato Kevin ancora legato”.

Versione confermata anche da Miriam, la primogenita dei Barreca che avrebbe contribuito all’orrore. Kevin “cercava di sottrarsi ai suoi aguzzini” e “in particolare, il padre lo aveva bloccato mentre Sabrina e Massimo lo legavano con una catena piena di ruggine, cavi e fili”.

A riprova del coinvolgimento dei due non appartenenti al nucleo familiare dei Barreca, vi sono anche i “molteplici ritrovamenti di carattere religioso presso la loro abitazione”. Nella stessa:

“…venivano rinvenuti anche diversi biglietti del treno relativi alla tratta Palermo – Altavilla Milicia del 20 gennaio, del 4 febbraio, del 6 febbraio e del 9 febbraio e del 10 febbraio a riprova della loro presenza sui luoghi già riferita dalla Fina nell’immediatezza dei fatti alla P.G. e riferita anche dalla minore”.

Continua a leggere su Chronist.it